L’ESG sta diventando una componente sempre più importante per vincere e perdere mandati di investimento istituzionali e un fattore qualificante per le società di gestione del risparmio (SGR).
La sigla ESG non è più solo un vestito di marketing che un paio di anni fa tutti volevano indossare, ma una strategia che le SGR hanno scelto modificando organizzazione interna, stili di gestione e prodotti.
La ragione? La domanda sta guidando l’offerta. Secondo una ricerca Cerulli Associates, infatti, per la maggioranza dei consulenti e degli investitori istituzionali tenere in considerazione i fattori ESG per la costruzione di una corretta asset allocation può fornire migliori rendimenti aggiustati per il rischio a lungo termine. In particolare, l’88% degli investitori istituzionali sentiti da Cerulli Associates attribuisce almeno una moderata importanza ai gestori patrimoniali con capacità ESG e il 77% dei consulenti in materia di investimenti considera molto importante che i gestori investano secondo fattori ambientali, sociali e di governance.
Ma se i grandi investitori e i consulenti, che costituiscono la domanda istituzionale di prodotti del risparmio gestito, stanno andando dritti verso prodotti ESG, il trend è in atto anche per quanto riguarda i risparmi delle famiglie. La domanda di prodotti del risparmio ESG è aumentata nel corso della pandemia da Covid-19, come conferma uno studio di Amundi che ha analizzato il comportamento degli investitori nel primo trimestre di pandemia. Per gli strategist di Amundi, l’aumento della domanda di fondi ESG è legato in parte alla composizione dei portafogli di questi fondi che solitamente sovrappesano i vincenti con il virus (healthcare, tecnologia, energie alternative) e sottopesano i perdenti (trasporti, energia, petrolio). Ma non c’è solo questo. La pandemia è stata un banco di prova per i gestori. La loro capacità di investire secondo criteri ESG significa attenuare il rischio su tre fattori chiave di un’economia che cambia.
IDEE DI INVESTIMENTO
La gestione ESG si è dimostrata efficace durante la recente crisi pandemica.
L’indice MSCI World ha perso il 14,5% a marzo, nel periodo peggiore della diffusione del virus, mentre il 62% dei fondi ESG focalizzati sulle aziende a grande capitalizzazione ha sovraperformato l’indice. La tenuta di marzo non è stata un episodio isolato. La tenuta è avvenuta anche nel lungo termine e si basa sulla buona performance delle aziende che rispettano criteri ESG e che compongono i portafogli dei fondi. Lo dimostra un’analisi di Fidelity International sui primi nove mesi del 2020 che hanno visto prima una caduta e poi una ripresa dei mercati.
In particolare dall’analisi emerge:
- Sul mercato azionario c’è una evidente correlazione positiva tra la performance di mercato di un’azienda e il suo rating ESG. Le aziende con un rating maggiore hanno sovraperformato quelle con rating più deboli da gennaio a settembre 2020, con l’unica eccezione di aprile.
- Il risultato è simile sul mercato obbligazionario dove, da gennaio a settembre 2020, i titoli di aziende con un rating ESG più elevato hanno ottenuto performance mediamente superiori rispetto al quelle con rating più basso. Le obbligazioni emesse da aziende con rating più elevati continuano a registrare risultati migliori.
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Note
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