Il settore automotive è stato uno dei più colpiti dalla pandemia da Covid-19 e mentre per altri settori il virus ha accelerato i processi di trasformazione, per le automobili c’è stata una secca frenata della transizione verso la mobilità elettrica. Fino alla fine del 2019 la diffusione di auto elettriche nel mondo cresceva rapidamente e aveva raggiunto oltre 7 milioni di veicoli elettrici per passeggeri o merci, poi è arrivato il virus che ha fermato le fabbriche in Cina e Stati Uniti e, secondo i calcoli della società di consulenza Deloitte un crollo della produzione di veicoli leggeri pari a circa 11 milioni di unità (dagli 88,9 milioni del 2019 ai 77,9 milioni del 2020).

In particolare, il blocco prolungato della Cina che è il principale fornitore di batterie per auto elettrica ha bloccato la filiera globale dell’auto verde. Lo stop alla produzione si ripercuoterà sulle vendite 2020 di auto elettriche che secondo la società di ricerca e consulenza Wood Mackenzie diminuiranno del 43%, principalmente a causa dei ritardi nella produzione e della debole domanda dei consumatori. Più ottimista la previsione BloombergNEF (BNEF) che ipotizza un calod di vendite del 18%.

La transizione verso la mobilità elettrica non è, però, in discussione. Nonostante la frenata da virus, il mercato dei veicoli elettrici in Cina sta già iniziando a rimbalzare, in parte grazie a una recente estensione dei sussidi statali. La Cina ha lanciato un piano di incentivi lungo 15 anni e ha fissato un obiettivo per i veicoli elettrici che dovranno coprire il 25% delle vendite annuali di veicoli leggeri entro il 2025. Anche il mercato europeo dei veicoli elettrici rimane solido tra le battute d’arresto legate a Covid-19. Le vendite di veicoli elettrici in tutto il continente sono state dell’81% su base annua nel primo trimestre del 2020, potrebbero subire un calo nel secondo trimestre dell’anno, e l’obiettivo dell’Unione europea (UE) contenuto del piano Green Deal di ridurre l’intensità di carbonio di nuovi veicoli entro il 2030 è un fattore trainante del mercato. A dare una mano al settore ci sono anche gli incentivi dei governi: la Francia ha lanciato un nuovo piano da 8 miliardi di euro e anche l’Italia ha previsto con l’Ecobonus incentivi e sconto per chi passa alla mobilità elettrica.

Ma c’è un passo in più che il settore automotive potrebbe compiere proprio a causa della pandemia ed è suggerito da un nuovo studio su Nature Energy: combinare le due tecnologie emergenti della mobilità, ovvero la guida autonoma e auto completamente elettriche. Le macchine autonome porterebbero efficienza nella guida e nell’uso delle batterie, mentre le auto elettriche ridurrebbero drasticamente le emissioni, i costi del carburante e la manutenzione. La combinazione delle due tecnologie sta dividendo i costruttori di auto sulle strategie future. Ford, per esempio, pensa di lanciare l’auto a guida autonoma entro il 2022 prima di arrivare a una gamma di modelli ibridi, mentre Volkswagen intende costruire solo veicoli completamente elettrici.

IDEE DI INVESTIMENTO

La mobilità è entrata in una nuova era più sostenibile ed efficiente. Secondo il Global Electric Vehicles Outlook 2020 di IEA in uno scenario di sviluppo sostenibile, lo stock globale di veicoli elettrici (esclusi i veicoli a due/tre ruote) cresce del 36% ogni anno e dovrebbe raggiungere 245 milioni di veicoli nel 2030, oltre 30 volte al di sopra del livello odierno. Nel 2030, i veicoli elettrici dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra di quasi la metà rispetto a una flotta equivalente di veicoli a motore a combustione interna. Tutto questo grazie alle politiche dichiarate dai governi di tutto il mondo: fino ad oggi, 17 Paesi hanno annunciato obiettivi per veicoli a emissioni zero al 100% o l’eliminazione graduale dei veicoli con motore a combustione interna fino al 2050. La Francia, nel dicembre 2019, è stata la prima nazione a mettere in atto questa intenzione dandosi come termine il 2040. Secondo i calcoli di Morgan Stanley la penetrazione di veicoli elettrici potrebbe arrivare al 44% nel 2040 – contro l’1% stimato nel 2020 – e fino al 74% entro il 2050.

Per investire sulla mobilità e sul trasporto sostenibile, una buona strada è puntare su un fondo azionario che guarda all’ambiente (categoria Morningstar: Azionari Settore Ecologia)

La Top 10 dei fondi che investono in tematiche ambientali

ProdottoRendimento 1yRendimento 3y
Schroder Global Climate Change Equity Classe A EUR Hedged14,26%10,93%
Mirova Europe Environmental Equity Fund classe R Dis13,35%8,08%
Schroder Global Climate Change Equity Classe A USD13,79%10,76%
Pictet - Global Environmental Opportunities - R EUR11,38%9,09%
Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund Classe E Eur (acc)10,11%8,96%
Vontobel Clean Technology Classe B9,26%6,33%
BNP Paribas Funds Green Tigers Classic Capitalisation5,78%3,11%
BNP Paribas Funds Green Tigers Classic EUR Distribution5,76%3,10%
Amundi Funds - Global Ecology ESG E2 EUR (C)3,64%5,86%
BNP Paribas Funds Climate Impact N Capitalisation1,50%4,93%
Nella tabella i migliori fondi azionari globali che investono in tematiche ambientali ordinati per rendimento a un anno. Dati in euro aggiornati a luglio 2020. Fonte: Morningstar.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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