L’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha recentemente affermato che non sarebbe sorpreso se i rendimenti delle obbligazioni statunitensi diventassero negativi e, in caso affermativo, non sarebbe “un grosso affare”. La considerazione di Greenspan sintetizza bene l’attuale momento di mercato e il sentiment che circola tra gli operatori. Al momento, infatti, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda sono gli unici mercati obbligazionari sviluppati che non hanno tassi negativi ovunque nelle loro curve di rendimento. E se questi Paesi si unissero al resto del mondo sviluppato per passare a tassi negativi, il sistema finanziario andrebbe decisamente sotto stress, tanto che alcuni economisti immaginano che l’intero sistema vada ripensato.

Il dato di fatto al momento è che i tassi di interesse negativi rappresentano una minaccia per il sistema finanziario. Eppure la politica monetaria di Banca Centrale Europea (BCE) e Banca Centrale Americana (FED) sono orientate verso il ribasso. Secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, la BCE allenterà ulteriormente la politica monetaria nell’attesa riunione del 12 settembre 2019, riducendo ulteriormente i suoi tassi in territorio negativo e riprenderà la politica di Quatitative easing. Il 18 settembre 2019 toccherà alla FED che ha già tagliato i tassi di interesse. Per Mohamed El-Erian, Chief Economic Adviser di Allianz SE (Gruppo Pimco), la probabilità che sia BCE, sia FED adottino misure di stimolo questo mese e oltre, pone due rischi principali:

  • Le decisioni politiche a livello globale dovranno mettere in conto di dover raddoppiare gli sforzi per tenere sotto controllo i rischi, monitorando non solo le banche.
  • Gli investitori dovranno cambiare modo di approcciarsi al mercato perché non basterà più guardare alle banche centrali per eludere la debolezza economica e controllare la volatilità.

Secondo Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management, il controllo della curva dei rendimenti potrebbe essere l’ultimo regalo di Mario Draghi per ridurre le pressioni sulle banche dell’eurozona, che non soltanto detengono grandi quantità di titoli di Stato, ma hanno anche difficoltà a smaltire quasi 800 miliardi di euro di debiti in sofferenza. «Questa politica ridurrebbe le pressioni sulle banche italiane, che collettivamente detengono il 28% del debito sovrano interno e sono alle prese con una miriade di crediti deteriorati», ha detto Donzé. «Tutto questo non significa però che il controllo della curva dei rendimenti sia un’impresa facile».

IDEE DI INVESTIMENTO

La tentazione di aumentare la liquidità in portafoglio rinunciando a una diversificazione sulla parte obbligazionaria in queste fasi di mercato è forte. Facciamo il punto su come cambia il rapporto con gli investimenti quando i tassi sono sotto zero:

  • I rendimenti delle obbligazioni di Stato sono negativi. Questo costringe chi vuole investire in obbligazioni ad aumentare il proprio grado di rischio puntando, per esempio, su fondi obbligazionari corporate che sembrano diventati paradossalmente un porto sicuro.
  • Un Pac per diluire il rischio. Quando il rischio aumenta la formula migliore è sempre quella dell’ingresso a piccole dosi anche in caso di obbligazioni. La formula più indicata in questo caso è il Piano di accumulo (Pac) che consente di diluire nel tempo i rischi e controllare la volatilità.
  • La liquidità in un fondo a breve termine. La tentazione liquidità è forte in queste situazioni. Per gestire comunque in maniera attiva il portafoglio, una soluzione sono i fondi obbligazionari euro che investono a breve termine (Categoria Morningstar: Obbligazionari euro breve termine).

La Top 5 dei fondi per gestire la liquidità quando i tassi sono a zero

ProdottoRendimento YTDRendimento 1y
Quaestio Solutions Funds - Global Enhanced Cash I2,06%1,33%
Nextam Partners Liquidity Classe A1,27%1,66%
Planetarium Fund - Short Term Bond A EUR1,09%0,38%
Acomea Breve Termine A11,04%1,14%
Investiper Obbligazionario Breve Termine0,97%1,24%
Nella tabella, i migliori fondi obbligazionari per gestire la liquidità a breve termine ordinati per rendimento annualizzato da gennaio 2019. Dati in euro aggiornati a settembre 2019. Fonte: Morningstar.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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