Benvenuti nel nostro spazio educativo dedicato alle metodologie per allocare il denaro tra più investimenti finanziari. Oggi spiegheremo come costruire un’allocazione di portafoglio a capitale protetto.

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Prima di iniziare ricordiamo questa fondamentale premessa: la decisione più importante quando investiamo del denaro è come ripartirlo tra le varie categorie di attività, chiamate anche asset class.

In pratica, i passaggi sono due:

  • Individuare qual è l’allocazione volatile, composta da categorie di attività soggette ad un qualche rischio di prezzo, che si ritiene più soddisfacente;
  • Individuare qual è l’allocazione completa, composta da quella volatile e da un’attività monetaria, che è adatta alla propria tolleranza al rischio o alle nostre esigenze.

LE SCELTE DI BASE

Le categorie di attività volatili, il cui prezzo può variare anche considerevolmente, sono:

  • Le obbligazioni statali indicizzate all’inflazione a più lunga scadenza (o maggiore di 1 anno);
  • Le azioni.

A queste attività, se necessario, dobbiamo aggiungere la tipologia di attività monetaria a cui assegniamo il più basso livello di rischio. Può essere rappresentata dalle tipiche soluzioni bancarie, ad esempio i conti di deposito, ma anche da obbligazioni statali a brevissimo termine.

Per investirvi, possiamo utilizzare prodotti finanziari specifici, come i fondi comuni di investimento monetari o di liquidità.

L’ALLOCAZIONE A CAPITALE PROTETTO

Come l’allocazione piramidale, anche l’allocazione a capitale protetto risponde a due macro-obiettivi: il primo è quello di mantenere con certezza il potere d’acquisto della ricchezza finanziaria investita (obiettivo di protezione), mentre il secondo è quello di incrementarne ulteriormente il potere d’acquisto (obiettivo di crescita).

La differenza con l’allocazione piramidale è che i due macro-obiettivi guidano contemporaneamente la costruzione del portafoglio e non invece in sequenza temporale. Pertanto, lo schema grafico corretto per rappresentare questa allocazione è sempre quello a torta e non a piramide.

Per conservare nel corso del tempo il potere d’acquisto di quanto investito, è necessario ottenere un rendimento nominale (in termini di euro) in linea con il tasso di inflazione realizzato nel paese in cui si risiede. In pratica, è necessario ottenere un rendimento reale (in termini di potere d’acquisto) non inferiore allo 0%.

Gli unici strumenti finanziari alla portata dei più che hanno il rendimento (cedole e/o capitale) agganciati contrattualmente al tasso di inflazione sono le obbligazioni indicizzate all’inflazione, emesse anche in Italia. Molti dei lettori conosceranno, ad esempio, il BTP Italia, il Buono del Tesoro agganciato all’inflazione italiana.

Ovviamente, è possibile investire indirettamente in questa tipologia di titoli anche attraverso i prodotti del risparmio gestito: ci sono fondi comuni di investimento, anche a gestione attiva, che investono principalmente in queste obbligazioni reali.

Per essere una strategia a capitale garantito, è necessario che le obbligazioni in questione abbiano la massima affidabilità e, quindi, siano emesse da Stati o enti sovranazionali. È chiaro, però, che uscendo dal paese di residenza, le varie obbligazioni saranno indicizzate al tasso di inflazione dei paesi esteri, il cui livello e andamento nel tempo potrebbe essere differente da quello dell’inflazione italiana.

Ad ogni modo, l’allocazione a capitale protetto – oltre ad investire in obbligazioni statali indicizzate all’inflazione – prevede di assegnare una quota della ricchezza, quando possibile, all’investimento in azioni. Avendo queste un rendimento reale atteso superiore a quello dei titoli indicizzati, con il loro inserimento si risponde all’obiettivo di crescita.

In sostanza, si investe anche in azioni quando il rendimento reale a scadenza delle obbligazioni indicizzate all’inflazione è più che sufficiente per assicurare che venga mantenuto nel tempo il potere d’acquisto di quanto investito.

Esempio.

Se un investitore vuole avere tra 10 anni 5.000 euro in termini reali, cioè che abbiano lo stesso potere d’acquisto di 5.000 euro di oggi, può investire in obbligazioni statali indicizzate all’inflazione con una scadenza proprio di 10 anni. Se il rendimento a scadenza delle obbligazioni è pari al 2%, allora l’investitore potrebbe investire 4.100 euro ora per avere tra 10 anni 5.000 euro in termini reali. Attenzione, perché avrà più di 5.000 euro, visto che si dovrà considerare anche l’aumento per l’inflazione.

La differenza tra i 5.000 euro richiesti tra 10 anni e i 4.100 necessari, cioè 900 euro è quanto si può investire ora in azioni, sperando di ottenere un rendimento reale positivo.

Questa allocazione ha un grande appeal per gli investitori normali studiati e descritti dalla finanza comportamentale, dato che offre una protezione soddisfacente e contemporaneamente la possibilità di un upside, ossia di migliorare il risultato minimo.

Il problema è che oggi, nei paesi sviluppati a più alta solidità finanziaria, il rendimento reale a scadenza delle obbligazioni statali indicizzate all’inflazione è negativo: ciò significa che non è possibile investire nell’attività volatile ad alto potenziale.

Ricapitolando, l’allocazione a capitale protetto è così composta:

  • Le obbligazioni statali indicizzate all’inflazione a più lungo termine hanno un peso sul totale del 100,0%.

allocazione-capitale-prodotto-volatile

L’allocazione a capitale protetto, costruita in questo modo, si basa su una tecnica euristica.

Infatti:

  • Non richiede di stimare il rendimento atteso delle azioni, la volatilità attesa delle attività e le correlazioni attese tra le varie coppie di categorie;
  • Non diversifica tra gli investimenti utilizzando un processo di ottimizzazione matematica, visto che preferisce allocazioni concentrate.

L’ALLOCAZIONE COMPLETA

In questo caso, assegnare una quota dell’allocazione completa all’attività monetaria significa perdere quasi certamente potere d’acquisto.

Comunque, la sua presenza può essere giustificata dalla necessità di avere della liquidità immediatamente e facilmente disponibile. Ad esempio, per affrontare eventuali shock imprevisti, come un calo del reddito o un aumento delle spese.

Se ipotizziamo che un investitore decida di tenere una quota di attività monetaria pari al 30% sul totale dell’allocazione completa, la torta che le categorie di attività volatili devono dividersi non è più il 100%, ma il 70%.

Pertanto, l’allocazione completa dei risparmi è così ripartita:

  • L’attività monetaria ha un peso sul totale del 30,0%;
  • Le obbligazioni statali indicizzate all’inflazione a più lunga scadenza hanno un peso sul totale del 70,0%.

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IL PROFILO DI RISCHIO

Con i dati aggiornati a inizio marzo 2021, a questa allocazione completa, che investe a livello globale, è possibile assegnare un rischio di prezzo pari a -12%.

Esempio: investendo 100.000 euro, dobbiamo accettare che nel brevissimo termine – nel 5% degli anni più sfortunati – la ricchezza possa calare mediamente di 12.000 euro.

COME COSTRUIRE L’ALLOCAZIONE

Dopo aver deciso qual è l’allocazione completa che fa al nostro caso, dobbiamo prendere un’altra decisione importante, cioè quali prodotti finanziari utilizzare in pratica.

Sul mercato è possibile investire direttamente in singoli titoli, oppure, se si preferisce un prodotto del risparmio gestito si può scegliere di investire in fondi comuni di investimento tramite i servizi offerti da Online SIM.

La piattaforma permette di:

  • Scegliere in autonomia i fondi comuni a gestione attiva per investire nelle varie categorie (soluzione Dossier Fondi Libero). Sul sito di Online SIM è possibile sceglier tra oltre 4000 Fondi e Sicav a commissioni di sottoscrizione scontate del 100% ed è disponibile un motore di ricerca, chiamato Fund Selector, in grado di analizzare migliaia di fondi. Mediante la ricerca avanzata, si può selezionare liquidità, per la categoria di attività monetaria; obbligazionario – Governativi, per la categoria di obbligazioni statali a lungo termine; obbligazionario – Corporate, per la categoria di obbligazioni aziendali a lungo termine; azionario, per la categoria delle azioni.

Attenzione: l’area geografica di riferimento dipende dall’esposizione desiderata ai mercati internazionali, oltre a quella valutaria quando manca la copertura del rischio di cambio.

  • Se non ci si sente pronti ad operare in autonomia e si ha bisogno di un maggiore supporto è possibile seguire una diversificazione professionale dei fondi comuni a gestione attiva. Online SIM mette infatti a disposizione un innovativo e unico, nel suo genere, servizio di Portafogli Modello specializzati di diverse Società di Gestione, come UBS, Pictet e MainStreet Partners, con i quali è possibile investire nelle varie categorie di attività, ad esempio solo nell’obbligazionario o nell’azionario e anche per tipologia di investimento come i portafogli modello specializzati in investimenti sostenibili, i portafogli tematici e quelli globali.

COME GESTIRE L’ALLOCAZIONE NEL TEMPO

Se si decide di non investire nell’attività monetaria, l’allocazione a capitale protetto non richiede di essere ribilanciata nel corso del tempo, visto che si investirebbe solo in una categoria di attività. Questa è una differenza fondamentale con le altre allocazioni finora discusse, che sono più o meno diversificate.

Evidentemente, se ritenuto conveniente, si può pensare di fare degli aggiustamenti nel tempo tra i prodotti con cui si investe all’interno della categoria.

In generale, per questo tipo di attività viene in aiuto il servizio dei Portafogli modello di Online Sim. In questo caso, si riceveranno in automatico suggerimenti di ribilanciamento in base all’evoluzione dei mercati. Ed è sempre possibile scegliere i fondi consigliati oppure modificarli.

Scarica la Guida per utilizzare i portafogli modello, guarda il video qui di seguito oppure inizia ora e vai al servizio.

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Autore

Nicola Zanella

Nicola Zanella

Competenze:
È un economista finanziario italiano e vive e lavora a Lugano (Svizzera). Si occupa dello studio della finanza personale, in particolare delle decisioni nell’area degli investimenti. I suoi interessi di ricerca sono la Teoria dei mercati efficienti, la pianificazione della finanza personale, la stima del premio per il rischio azionario, le obbligazioni indicizzate all'inflazione, l'effetto della diversificazione temporale e la finanza comportamentale. In campo assicurativo, ha sviluppato per il mercato italiano l'Approccio del capitale umano, metodo alternativo a quello di Analisi dei bisogni per proporre polizze di puro rischio e calcolare i relativi massimali.

Esperienza:
Nel 2007 ha fondato il primo sito italiano ed europeo dedicato alla ricerca e allo studio degli strumenti finanziari indicizzati all'inflazione. Nel gennaio di quell'anno ha scritto il paper più letto in Italia riguardante questa tipologia di investimenti. Nel 2009 ha aggiornato, insieme all'autore, la terza edizione del libro Capire la Borsa edito da Il Sole 24Ore. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro come autore, Investire bene i propri risparmi, edito da Giunti Editore in collaborazione con Il Sole 24Ore. Nei successivi anni è stato Responsabile Area Studi e Ricerche di una società di formazione in ambito finanziario. Ha sviluppato modelli di wealth management e svolto formazione in aula a circa 5.500 consulenti agli investimenti e assicurativi. È tra i pochi economisti italiani ad aver pubblicato più articoli (quattro) nella rivista scientifica statunitense The Journal of Wealth management, l'unica a livello internazionale dedicata al wealth management degli high-net-worth individuals (HNWI), cioè dei privati con patrimoni consistenti. A partire dal 1998, diversi Premi Nobel dell’economia hanno scritto per la medesima rivista, ad esempio Harry Markowitz (ideatore della frontiera efficiente) e Paul Samuelson (il più influente economista del Novecento).

Competenze:
É laureato alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna.

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