Piace al mercato il risultato del primo turno delle elezioni brasiliane per trovare un nuovo presidente del Paese emergente in piena crisi di identità economica. Il candidato dell’estrema destra Jair Bolsonaro, 63 anni, era il preferito dai grandi investitori alla vigilia, ma non è andato oltre il 46% e dovrà vedersela al ballottaggio atteso il 28 ottobre con Fernando Haddad, il rappresentante del Partito dei lavoratori di cui fanno parte gli ex presidenti Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff, che ha ottenuto il 29% dei consensi al primo turno.
Bolsonaro si distingue per slogan razzisti, omofobi e misogeni ed è affascinato dalla forma di Governo della dittatura. Durante la campagna elettorale si è guadagnato il soprannome Trumpinho per i punti di contatto che ha con il presidente americano Donald Trump. Perché piace ai mercati? La sua vittoria, secondo l’analisi di Edwin Gutierrez, Head of Emerging Markets Sovereign di Aberdeen Standard Investments è il male minore per il Paese. «Bolsonaro fa sperare che il Paese possa vivere una stagione di riforme, senza però dare certezze. La vittoria di Haddad, invece, determinerebbe l’abolizione del programma di privatizzazioni» ha detto Gutierrez.
Il male minore in Brasile ha preso la forma del populismo contro la corruzione dell’establisment politico e dopo un periodo di forte declino economico. A farne le spese è stata in primo luogo la valuta brasiliana: da gennaio a ottobre 2018 il Real ha perso il 18% del suo valore contro il dollaro americano, diventando una delle valute più deboli dei mercati emergenti, e il rapporto debito/PIL è intorno al 50%.
«In una situazione politica come quella che si è venuta a creare in Brasile, il nodo non è tanto l’elezione del presidente, ma il cambiamento di rotta della strategia economica che il nuovo Governo deve imprimere al Paese», ha sottolineato Martin Marinovè, gestore obbligazionario CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management. «Il Paese ha un debito pubblico lordo superiore all’80% che si deve soprattutto ai generosi ammortizzatori sociali, in vigore dai tempi del boom economico recente». Non sorprende, quindi, che il populismo si stia sempre più diffondendo nel Paese della più grande democrazia dell’America Latina.
IDEE DI INVESTIMENTO
Il secondo turno delle elezioni presidenziali brasiliane sarà una battaglia dura tra Bolsonaro e Haddad, mentre per il mercato e per gli investitori il ballottaggio si riduce a due temi fondamentali per il Paese: la riforma delle pensioni e il processo di privatizzazione.
- La riforma pensionistica è assolutamente critica per la salute fiscale del Brasile. Un tetto alla spesa renderà i costi per le pensioni, in graduale aumento, ancora meno sostenibili. Sul piatto c’è anche l’abolizione delle agevolazioni fiscali speciali per diverse categorie professionali.
- Il programma di privatizzazioni statali che Bolsonaro vuole, potrebbe fermarsi se vincesse Haddad. Per i gestori il Brasile ha un grosso stock di debito e la privatizzazione delle proprietà statali è il modo più semplice per il governo di evitare di pagare quei debiti.
In questa fase, se Bolsonaro dovesse vincere, potremmo assistere a un’inversione di tendenza con un conseguente rialzo degli asset brasiliani. E a patto che il Brasile riesca a tenere sotto controllo il proprio debito, il Paese potrebbe presto tornare ad attrarre l’interesse degli investitori valutari. Al momento, tuttavia, la fiducia degli investitori nella volontà di riforma del Brasile è diminuita. Per ora è meglio restare alla finestra aspettando il secondo turno.
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