La crisi del gas e il lungo periodo di immobilismo dell’Unione Europea (UE) sull’imposizione di un tetto al prezzo del gas mette a rischio la transizione energetica. La Commissione Europea ha fatto la propria mossa che si basa su due punti:

  • Imporre un tetto dinamico e temporaneo ai prezzi nelle transazioni del gas. Questo significa che ci sarà un vero e proprio margine oltre il quale il prezzo non potrà spingersi. Questa formula non tocca il gas importato e non incide sugli accordi bilaterali già vigenti.
  • Per fermare la speculazione e la corsa dei prezzi, la scelta dell’Unione Europea è di cambiare il bechmark di riferimento a cui si guarda per stabilire il prezzo del gas. Oggi il parametro è l’indice Ttf di Amsterdam che sarà sostituito con un benchmark dedicato al gas naturale liquefatto (GNL) che è ormai prevalente in Europa. Questo nuovo indice non sarà pronto prima di marzo 2023, appena in tempo per la stagione degli stoccaggi per l’inverno 2023-2024.

Il piano della Commissione UE non ha preso in considerazione l’imposizione di un tetto al prezzo del gas per la generazione dell’elettricità. Ma c’è una possibilità per i Paesi membri: fare acquisti comuni risparmiando, come è accaduto con i vaccini contro il Covid-19. Questa soluzione è però difficile perché vede come attori anche le società di distribuzione del gas che dovrebbero unirsi in consorzi ad hoc per vendere ai Paesi europei.

Gas e transizione energetica: Europa divisa

In attesa di vedere quali saranno gli effetti a lungo termine delle decisioni della Commissione Europea, la crisi del gas ha già prodotto un effetto a breve termine. La produzione di carbone è aumentata vertiginosamente in Europa e mette a rischio la transizione energetica. In particolare in Italia nei primi 9 mesi del 2022 è aumentata dell’82% rispetto allo stesso periodo del 2021, secondo dati Nomisma Energia.

La Germania ha invece sterzato sulle energie rinnovabili dopo aver deciso di spegnere a inizio 2022 tre delle sue sei centrali nucleari da cui si produce l’energia più economica del Paese. La Germania ha dichiarato di voler raggiungere una produzione di energia da rinnovabili del 100% entro il 2035. Viene da chiedersi: c’è ancora un fronte comune in Unione Europea sulla transizione energetica?

IDEE DI INVESTIMENTO

La crisi del gas ha messo in evidenza la necessità di interventi più strutturali per ridurre la domanda e aumentare le energie alternative, in particolare le rinnovabili. La spinta del piano RePowerEu presentato a maggio 2022 è decisiva. L’obiettivo di eliminare gradualmente la dipendenza dal gas russo e garantire una fornitura più diversificata di energia da fonti a basse emissioni.

Per investire sul megatrend della transizione energetica a lungo termine ci sono fondi azionari che investono a livello globale.

  • RobecoSAM – Smart Energy Equities Classe D Eur Il fondo è stato ridenominato nel 2020 e ha come obiettivo di investimento sostenibile promuovere la trasformazione e la decarbonizzazione del settore energetico globale. Investe in fonti di energia pulita, prodotti e infrastrutture efficienti dal punto di vista energetico. Tecnologia e beni industriali sono i primi settori in portafoglio, il mercato Usa vale il 47%. Ha un rendimento annualizzato a tre anni del 18,04% secondo dati Morningstar aggiornati a ottobre 2022.

RobecoSAM – Smart Energy Equities Classe D Eur

  • BGF Sustainable Energy Fund Classe C2 EUR Acc investe a livello mondiale almeno il 70% del patrimonio in azioni di società del settore energie alternative e tecnologia. Il portafoglio è equamente diviso tra Usa e Area euro, tecnologia e beni industriali sono i settori più rappresentati. Partito nel 2002 rende tre anni il 14,33% secondo dati Morningstar aggiornati a ottobre 2022.

BGF Sustainable Energy Fund Classe C2 EUR Acc

  • Pictet – Clean Energy Classe R Usd  Partito nel 2007 il fondo investe in società di tutto il mondo che contribuiscono e beneficiano della transizione a livello globale verso una produzione e un consumo di energia meno basati sulle energie fossili. Tecnologia e servizi di pubblica utilità sono i settori più pesanti in portafoglio e il Paese più rappresentato è l’America. Ha un rendimento a tre anni dell’11,92% secondo dati Morningstar aggiornati a ottobre 2022.

Pictet – Clean Energy Classe R Usd

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NOTE

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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