Le analisi del mese di giugno hanno messo in luce una congiuntura particolarmente piacevole per i mercati. I principali listini mondiali hanno chiuso in avanzo: in testa troviamo l’indice di Istanbul a +10%, seguito dal Bovespa a quasi +9%. Ottimo posizionamento anche per Milano a +6.5%, la migliore piazza europea. In generale, l’Europa si muove in blocco piuttosto compatto con performance medio-buone, con i Paesi scandinavi in lieve svantaggio e Atene come fanalino di coda. Tra gli indici Usa sussiste un ampio gap. Il Nasdaq prosegue la sua corsa (+6% nel mese) distanziando S&P500 e DJ Industrial (tra l’1% e il 2%). I listini asiatici, infine, si distribuiscono in ordine sparso lungo tutta la classifica. Sul piano valutario è evidente un sensibile apprezzamento dell’Euro, soprattutto sullo Yen e sul dollaro Usa (circa +1.2%).
Dall’analisi del risparmio gestito è emerso che la quasi totalità delle categorie è in allungo. I risultati migliori sono registrati dai comparti esposti alla Grande Cina (Cina, Hong Kong, Macao e Taiwan) con un bel +10%. A chiudere le classifiche troviamo invece un’altra economia asiatica, il Giappone, in lieve flessione anche e soprattutto per effetto del cambio. L’analisi settoriale evidenzia il primato delle energie alternative e degli azionari tematici socialmente responsabili. I comparti obbligazionari si muovono mediamente bene con punte oltre il 4% rappresentate dai convertibili Asia Pacifico.
Analisi di mercato: il bilancio del primo semestre 2020
Il secondo trimestre (marzo-giugno 2020) ha visto un notevole rimbalzo di tutti i principali listini azionari. Primi, quasi a pari merito attorno al +30%, troviamo il Bovespa, il Nasdaq 100 e l’Istanbul National 100. La classifica per categorie è dominata dalla Norvegia, a +30%, nonostante l’indice di Oslo nello stesso periodo sia avanzato “solo” del 12% e la corona norvegese del 6%. Non si tratta dell’unico caso in cui la gestione attiva ha sovraperformato il mercato di riferimento.
Le macro aree geografiche presentano risultati variegati al loro interno, ma comunque positivi. In generale le large e mid cap ottengono posizionamenti migliori dei corrispondenti indici sulle small cap. Mentre negli Usa sono le growth a generare i migliori ritorni, in Europa il primato spetta alle società value. Dal punto di vista settoriale, in testa troviamo i metalli e minerali preziosi, che raggiungono vette non lontane dal 60%, pur con volatilità e massimo draw down tra i più elevati e rispettivamente al 36% ed al 12%. Tra i settori maggiormente penalizzati troviamo il real estate, che nel caso di specializzazioni sul mercato americano raggiunge livelli di rischiosità molto elevati, e la finanza.
L’analisi dei comparti obbligazionari mette in luce le ottime performance degli asset convertibili, trascinati dall’equity. L’aggregazione dei comparti per macroaree geografiche non fornisce indicazioni utili a spiegare i movimenti dei mercati, presentando risultati eterogenei e con una notevole dispersione. Si sottolinea invece il vantaggio competitivo degli high yield sugli investment grade e delle lunghe scadenze sulle brevi.
Nonostante i risultati inconfutabilmente positivi degli ultimi mesi, il bilancio della metà dell’anno è meno roseo di quanto si potrebbe pensare. Tra gli più importanti indici azionari in valuta locale, solo il Nasdaq 100 e l’Istanbul National 100 figurano in positivo rispettivamente a +16% e +1,8%. La medaglia di bronzo va allo Shanghai Composite che cede circa due punti percentuali. Il resto degli indici Usa, europei ed asiatici si muovono in modo sparso. Saltano subito all’occhio le difficoltà in cui sono piombate le piazze mediterranee, in particolare Atene che cede circa il 30%.
Anche tra gli indici di categoria sono pochi i casi di successo, riconducibili al mercato cinese o Usa. Le classifiche, inoltre, mostrano quanto gravi siano le conseguenze della pandemia in Europa e soprattutto in Brasile, ancora in rosso del 30%. Dal punto di vista settoriale sono i metalli preziosi a dominare i ranking, con allunghi del 25% a fronte di un apprezzamento dell’oro di circa il 20%. Questi rendimenti da record sono però accompagnati da rischiosità elevata. Risultati importanti anche sul fronte delle telecomunicazioni, dell’information technology e del biotech. In fondo alle classifiche, anche qui, troviamo immobiliare e finanza.
Tra i comparti obbligazionari, come intuibile dalle varie classifiche mensili dell’anno in corso, sono quelli focalizzati sul debito Usa a medio-lungo termine a generare i ritorni più interessanti, attorno al 7%. In generale, bene anche gli asset convertibili e gli investment grade. Il debito Usa rende mediamente più di quello europeo, che a sua volta sovraperforma quello dei Paesi emergenti. In fondo alle classifiche troviamo gli high yield di qualsiasi esposizione geografica. Sulle classifiche semestrali, salvo alcune eccezioni, risultano ben evidenti le correlazioni inverse tra performance e dimensioni della rischiosità quali volatilità e draw down.
Complessivamente l’orientamento dei mercati si conferma al rialzo, soprattutto dopo i recenti interventi della Bce ed il lancio del Recovery Fund, che ha anche stimolato un vivace apprezzamento dell’euro. La quasi totalità delle asset class si sta muovendo in modo costante verso il recupero dei massimi antecedenti la crisi da Coronavirus, livelli che si pongono ora come potenziale target e la cui violazione fornirebbe importanti segnali operativi di tipo long.
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