Mecenati di ieri e mecenati di oggi. Prima di parlare di presente e futuro lasciatemi dire chi fosse e quale straordinaria eredità ci abbia lasciato Gaio Cilnio Mecenate prima che il suo nome diventasse sinonimo di filantropia e sostegno dell’arte. Nato da una ricca famiglia etrusca nei pressi di Arezzo, è stato un influente consigliere ed amico personale del primo imperatore della storia di Roma, Ottaviano Augusto. Formò un circolo di intellettuali e di artisti che incoraggiò e sostenne, proteggendoli non solo economicamente. Fra questi si possono annoverare Orazio, Properzio e Virgilio. A quest’ultimo commissionò l’Eneide, per contribuire a creare il mito di Roma fondata dagli Dei e non dai comuni mortali. Con questo suo incessante lavoro di fine stratega, contribuì efficacemente a supportare il sistema che Augusto stava tessendo, consentendo a Roma di diventare quello che ancor oggi ci affascina leggendo i libri di storia.

Molte delle opere realizzate con il sostegno di Mecenate contribuirono appunto a magnificare l’immagine della Città Eterna, sostenendo la politica dell’Imperatore e favorendo quel prolungato periodo di pace e prosperità conosciuto come Pax Augustea. A partire dal Medioevo, seguire le orme di Mecenate fu un compito per banchieri, Papi e Cardinali. Ma anche oggi, numerose istituzioni pubbliche e soprattutto private, promuovono e sostengono il nostro patrimonio artistico, rendendolo fruibile ad un vasto pubblico in modo gratuito, e dando accesso a straordinarie opere d’arte che sarebbero altrimenti relegate nei depositi di qualche museo oppure appannaggio di ricchi collezionisti privati. Si tratta di un’attività che segue in tutto e per tutto la tradizione lasciataci da Mecenate e che, in parole semplici, fa diventare le ricchezze artistiche più democratiche ed accessibili. Nel Rinascimento, la nascita del moderno sistema bancario si è accompagnata al fiorire di una stagione culturale molto ricca e prolifera.

Come ho avuto modo di raccontare nel documentario Money Art andato in onda su RAI 5, tutto ha avuto origine come gesto di espiazione dei peccati terreni, per poi trasformarsi in uno strumento di potere e controllo delle masse. Ma oggi chi sono i nuovi Mecenati? Chi sostiene la cultura? E con quali obiettivi? Il mondo della Finanza continua a ricoprire un ruolo insostituibile, e tra i banchieri nelle più importanti istituzioni, la passione è sempre più viva nonostante le incertezze e le difficoltà di questi ultimi anni. Record su record si sono susseguiti nelle principali aste internazionali, non ultimo l’acquisto per oltre 450 milioni di dollari del dipinto attribuito a Leonardo Da Vinci (Salvador Mundi).  Ma il mecenatismo, se di questo vogliamo ancora parlare, ha cambiato pelle, soprattutto nel Novecento. Nel cosiddetto secolo breve, l’intervento dei mecenati si potrebbe idealmente dividere in due fasi molto diverse tra loro. Fino agli anni Ottanta, i banchieri e finanzieri hanno investito in artisti e correnti pittoriche affermate anche contemporanee.

Basti pensare all’esempio di Morgan Stanley, di Deutsche Bank o delle numerose Casse di Risparmio e Banche Popolari italiane che hanno comprato opere d’arte in maniera sistematica e attenta. L’acquisizione di nuovi patrimoni, insomma, è stata un’attività che affondava le sue radici nel passato ma con un occhio rivolto al futuro. Dagli anni Ottanta in avanti, le cose sono cambiate. Siamo passati dal banchiere mecenate alla finanza d’assalto entrando nell’era della speculazione. Da qui in avanti una parte consistente dell’arte si è trasformata in uno dei tanti settori in cui la finanza gioca le sue carte, divertendosi e provando a fare i soldi. Per questo motivo, al giorno d’oggi, l’avvento di una grande famiglia di mecenati, che possa replicare l’esempio dei De Medici, è ben lontano e forse addirittura impensabile. La comparsa di un’altra grande stirpe di filantropi, capace di dare vita ad un nuovo mecenatismo come i Signori di Firenze nel ‘400, coinciderà forse con un rinnovamento generale dell’economia. Sebbene gli esempi in questo senso non manchino, la dimensione e l’estensione del mercato dell’arte attuale rendono tutto questo una eventualità difficilmente realizzabile.

In Italia le fondazioni bancarie hanno un patrimonio artistico di migliaia di opere

Come ha ricordato il grande critico Philippe Daverio, alcuni paesi protagonisti dell’economia mondiale, Cina e India in primis, non hanno storicamente considerato l’arte un settore a sé stante, ma piuttosto una declinazione dell’artigianato e dell’arredamento, eppure non hanno esitato un istante per buttarsi a capofitto nella pittura contemporanea e nel collezionismo, appena hanno fiutato l’affare. In Italia, la situazione è diversa. Ma cosa fanno le banche? E come si muovono le società private più importanti della Penisola? Molte aziende di credito hanno creato le loro fondazioni con le quali promuovono mostre ed esposizioni temporanee. In alcuni casi hanno inaugurato dei meravigliosi musei permanenti, rivalutando il loro patrimonio immobiliare con una grande attenzione al sostegno del mondo della cultura e dell’arte, promuovendo iniziative di tutela, conservazione, valorizzazione di opere e di artisti. Un’attenzione che si è tradotta, nel tempo, nell’acquisizione di un patrimonio di migliaia di opere.

Non solo le banche, ma anche le più importanti aziende della moda, del lusso e dell’industria manifatturiera hanno saputo cogliere questa stessa opportunità. Per questo la Borsa Italiana ha avviato il progetto Finance for Fine Arts, volto alla creazione di un modello efficiente di collaborazione tra privati e istituzioni a sostegno del patrimonio artistico italiano. L’intero progetto si basa sulla convinzione che il restauro delle opere d’arte, imprescindibile per un patrimonio smisurato come quello italiano, debba essere accompagnato dalla loro valorizzazione e fruizione. Ed è stata quindi incentivata la digitalizzazione e l’esposizione delle opere, oltre al loro recupero. Per parafrasare il grande scrittore americano Philip K. Dick che diceva che per farsi una cultura ci vuole molto tempo, ti bruci la parte migliore della vita, e quando hai finito scopri che ti sarebbe convenuto fare il banchiere, forse i banchieri hanno iniziato il percorso inverso…Una buona lezione per tutti!

 

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Autore

Alex Ricchebuono

Alex Ricchebuono

Competenze:
Alex ha oltre 24 anni di esperienza nel settore dell’Asset Management ed ha ricoperto ruoli di responsabilità per lo sviluppo commerciale a livello europeo in società di primaria importanza tra le quali: Credit Suisse, Janus Capital, American Express e Bnp Paribas.

Esperienza:
È stato tra i soci fondatori dell’Associazione Italiana del Private Banking e membro del primo consiglio di amministrazione. Vive e lavora tra Milano e Londra ed è Partner di New End Associates, piattaforma Inglese per la distribuzione di alcuni dei più importanti gestori alternativi internazionali (Apollo, Bain Capital, Brookfield e altri). Scrive libri e articoli sulla storia della finanza, è un appassionato di storia economica ed evoluzione della Moneta e si occupa di divulgazione finanziaria. Ha realizzato una serie di video pillole per Il Sole 24 Ore dal titolo “I soldi Raccontano”. Ha inoltre condotto per la Radio Televisione Italiana il documentario in 4 puntate Money Art andato in onda su RAI 5. Insegna Storia ed Evoluzione della moneta all’Università del Piemonte Orientale presso il Dipartimento CLEA. Ha inoltre ricoperto il ruolo di Presidente del Comitato Promotore delle Coniazioni Ufficiali di EXPO 2015.

Formazione:
Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino.

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