I ministri delle finanze del G7 hanno trovato l’accordo per imporre una tassa di almeno il 15% sui profitti delle aziende tecnologiche, in particolare americane. I leader europei stanno prendendo in considerazione una proposta dell’amministrazione Biden. Questo per far sì che le aziende con almeno 20 miliardi di dollari di entrate annuali paghino più tasse nei luoghi in cui operano, non necessariamente dove scelgono di allocare i loro profitti.

Ci sono voluti decenni di pressioni, una crisi finanziaria e una pandemia per arrivare a un punto in cui globalizzazione significa convergenza fiscale e non concorrenza. Finora era stato relativamente facile ignorare i competitor a bassa tassazione perché i profitti erano in aumento. Ora c’è poco tempo per determinare al ribasso le aliquote fiscali con i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e la gestione della pandemia che richiedono investimenti crescenti.

Si tratta di una svolta storica che ha bisogno ancora di alcuni passaggi per diventare operativa. In particolare:

  • la proposta di un’aliquota minima di almeno il 15% per tutte le multinazionali e l’intenzione di tassare il 20% della quota eccedente il 10% dei profitti nei Paesi in cui vengono realizzati sarà discussa al G20 di Venezia a luglio 2021.
  • l’aliquota fiscale del 15% è un vantaggio per le imprese americane che in Usa hanno un’aliquota fiscale del 20%
  • resta da affrontare il nodo dei paradisi fiscali che offrono un’imposta fiscale del 12,5% alle imprese. Per esempio, l’Irlanda che ha già dichiarato di non voler rinunciare al suo status di Paese fiscalmente vantaggioso.
  • Resta da affrontare il nodo della tassazione che ora guarda solo alle imprese con una presenza fisica e rende più difficile tassare le imprese che operano sul web. L’Unione europea, per esempio, ha stimato un divario del 14% nell’aliquota fiscale tra le società digitali e le rivali fisiche.

IDEE DI INVESTIMENTO

Ridistribuire il modo in cui i Paesi tassano le multinazionali è già una parte dell’accordo negoziato attraverso l’OCSE. L’intesa del G7 imprime un’accelerazione e le aziende tecnologiche come Facebook, Google e Amazon sono certamente le più colpite. Si tratta delle stesse aziende che hanno permesso la grande corsa dei titoli tecnologici che continuano a performare anche se meno dello scorso anno.

Secondo un’analisi Morningstar, da gennaio a giugno 2021 l’indice Morningstar US technology sector guadagna il 5,88% in euro contro il 35% dello stesso periodo nel 2020. L’andamento è simile per i fondi azionati tematici che investono a livello globale sulla tecnologia: da gennaio a giugno 2021 rendono in media l’8% ben lontano dal rendimento del 36% in media messo a segno nel 2020.

Quali sono i migliori fondi azionari che investono in maniera globale sulla tecnologia (Categoria Morningstar Azionari Settore Tecnologia)

La Top 5 dei fondi azionari che investono in tecnologia

ProdottoRendimento 1yRendimento YTD
Threadneedle (lux) Global Technology Classe Au Usd62,99%19,86%
Jpm Europe Technology D (acc) - Eur51,21%16,87%
Fidelity Global Technology Fund Classe A Euro (acc)48,07%17,28%
Franklin Technology Fund A (acc) USD45,12%10,82%
BGF World Technology Fund Classe E242,22%2,25%
Nella tabella, i migliori fondi azionari che investono in tecnologia a livello globale ordinati per rendimento a un anno. Dati in euro aggiornati al 14 giugno 2021. Fonte: Morningstar.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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