Dimenticate Uber e anche i vari fornitori di auto private in condivisione. La mobilità condivisa sta già cambiando faccia seguendo l’evoluzione della sharing economy che è entrata in una fase “matura”. L’evoluzione del car sharing va verso il cosiddetto peer-to-peer (P2P), ovvero la possibilità per ciascun proprietario di auto o moto di mettere a disposizione il proprio veicolo tagliando così i costi fissi di gestione e manutenzione. La rivoluzione è già partita in America e ha ribaltato il concetto di possesso dell’auto che da semplice bene di consumo è diventato un bene di investimento, da cui trarre profitto. La fiducia che è alla base della sharing economy è la base di partenza, il resto lo fa la blockchain, ovvero la tecnologia sempre più sofisticata quando si tratta di veicoli che coinvolge non solo i costruttori di auto, ma anche le assicurazioni con la possibilità di stipulare polizze istantanee, tracciare chilometri e rifornimenti di carburante.

Il car sharing P2P è oggi uno degli approcci più innovativi alla mobilità condivisa. Con le crescenti preoccupazioni ambientali e le tendenze in evoluzione verso la proprietà dei veicoli, questo modello P2P dà una prospettiva completamente nuova alla mobilità ed è uno dei migliori esempi di economia circolare. Secondo lo studio Strategic Insight into the Global P2P Carsharing Market 2018,  della società di consulenza Frost & Sullivan, negli ultimi 5 anni, il car sharing P2P ha visto un’impennata in tutto il mondo con una crescente domanda, soprattutto da parte di utenti di nuova generazione che cercano esperienze uniche e proprietari di veicoli che sono attratti dai benefici derivanti dal noleggio dei loro veicoli.

La fotografia del mercato a fine 2018 evidenzia un mercato globale dove oggi sono attivi più di 40 fornitori di servizi di car sharing P2P. Offrire il mezzo di trasporto è solo il punto di partenza. A fare la differenza rispetto al car sharing tradizionale sono i servizi e le esperienze di guida offerte. Tra le aziende più gettonate in America che possono contare su milioni di proprietari che mettono a disposizione la propria macchina ci sono Turo, Getaround, Drivy, Snappcar e Helbiz che ha fatto il suo ingresso anche in Italia. Secondo il report di Frost & Sullivan stanno emergendo anche specifici modelli di business P2P incentrati su una particolare categoria demografica a cui piace sperimentare la guida di veicoli particolari e di lusso. Il mercato comincia a fa gola anche ai costruttori di auto che stanno timidamente entrando. Per esempio, Fiat Chrysler ha lanciato il servizio U-Go by Leasys che si limita ai proprietari di un’Alfa Romeo Giulietta: se scelgono la formula noleggio possono condividere l’auto con utenti registrati sulla piattaforma e abbassare il canone mensile.

IDEE DI INVESTIMENTO

La tecnologia è la spina dorsale per lo sviluppo di modelli di business di car sharing P2P. I fornitori di servizi P2P offrono oggi soluzioni telematiche e tecnologie di accesso ai veicoli senza chiave, consentendo uno scambio semplificato e senza problemi tra proprietari e affittuari. Il car sharing P2P è ancora nella fase iniziale di crescita e, nei prossimi 5-10 anni, secondo Frost & Sullivan sarà una delle colonne del megatrend globale della mobilità integrata con un volume di ricavi di oltre 7 miliardi di dollari entro il 2030 e una base di almeno 70 milioni di utenti. Il P2P resterà comunque una nicchia rispetto alla sharing economy che, secondo i dati di Brooking Institution, varrà 355 miliardi di dollari entro il 2025.

Per investire sulla tecnologia e sulle nuove frontiere delle mobilità condivisa, una buona scelta sono i fondi azionari specializzati nel settore tecnologico (Categoria Morningstar: Azionari Settore Tecnologia)

La Top 5 dei fondi azionari tecnologia

ProdottoRendimento YTDRendimento 3y
BGF Next Generation Technology Fund I2 EUR38,82%---
Jpm Europe Technology D (acc) - Eur35,58%31,70%
Jpm Us Technology D (acc) - Usd35,20%31,57%
BGF World Technology Fund Classe E232,39%29,44%
Robeco Global FinTech Equities D €31,46%---
Nella tabella, i migliori fondi azionari tecnologia ordinati per rendimento da gennaio a giugno 2019. Dati in euro. Fonte: Morningstar.

 

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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