Un gruppo di investitori globali che gestiscono oltre 3 mila miliardi di dollari in asset ha lanciato un appello ai governi mondiali: fermare e invertire la deforestazione e il degrado degli ecosistemi entro il 2030. L’iniziativa, formalizzata con la Dichiarazione per gli investitori di Belém sulle foreste pluviali, è stata già sottoscritta da circa 30 investitori istituzionali, tra cui la banca privata svizzera Pictet Group e l’asset manager nordico DNB Asset Management.
La dichiarazione resta aperta fino al 1° novembre e anticipa uno dei temi centrali della Conferenza ONU sul clima (COP30), che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025. Per il mondo finanziario, la deforestazione non è più solo una questione etica o ambientale, ma un fattore di rischio materiale che può influenzare rendimenti, volatilità e stabilità economica globale.
Deforestazione: a che punto siamo
Secondo il Forest Declaration Assessment 2025, il mondo è molto indietro rispetto all’obiettivo globale di invertire la deforestazione entro il 2030.
Nel solo 2024 sono andati persi 8,1 milioni di ettari di foresta — un’area grande quanto l’Inghilterra — a causa principalmente dell’espansione agricola e degli incendi boschivi. Il pianeta è oggi in ritardo del 63% rispetto all’obiettivo fissato da oltre 140 Paesi nella Dichiarazione di Glasgow del 2021. Gli incendi hanno rappresentato la principale causa di perdita forestale, con 6,73 milioni di ettari distrutti in tutto il mondo. La foresta amazzonica è stata particolarmente colpita, rilasciando nel 2024 quasi 800 milioni di tonnellate di CO₂.
Questi incendi, in gran parte causati dall’uomo, sono legati al disboscamento, alla siccità indotta dal cambiamento climatico e alla scarsa applicazione delle leggi ambientali. Il Brasile ha guidato la perdita di foreste tropicali, mentre la Bolivia ha visto un aumento del 200% nella perdita forestale nel 2024. L’86% della deforestazione globale è oggi attribuibile all’agricoltura permanente, ma anche l’estrazione di oro e carbone è in crescita come fattore di degrado ambientale.
Il tema sarà centrale a COP30
In vista della COP30 di novembre 2025, il Brasile propone la creazione del Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un fondo che punta a mobilitare 125 miliardi di dollari per il finanziamento forestale a lungo termine.
Il progetto, sostenuto da governi e investitori privati, prevede di distribuire 3,4 miliardi di dollari all’anno, con il 20% destinato alle comunità indigene e locali, custodi delle aree più a rischio.
Gli investitori che hanno firmato la Dichiarazione di Belém sottolineano come la deforestazione rappresenti un rischio finanziario diretto per i portafogli: “La perdita di natura e di foreste tropicali mette a repentaglio la stabilità economica e i mercati finanziari. Servono politiche chiare e prevedibili per incentivare investimenti responsabili.” Per gli investitori orientati ai fondi comuni sostenibili, queste iniziative rappresentano opportunità di lungo periodo per partecipare alla transizione ecologica e sostenere modelli economici resilienti.
L’impegno dell’Europa
La deforestazione mina i sistemi naturali su cui si basano i mercati globali: regolazione del clima, sicurezza alimentare e idrica.
L’Unione Europea ha introdotto il Regolamento UE sulla Deforestazione (EUDR 2023/1115) per impedire l’immissione e l’esportazione di prodotti legati alla deforestazione o al degrado forestale. Entrato in vigore nel 2023, il regolamento sarà applicato alle grandi imprese dal 30 dicembre 2025, mentre le Piccole e media imprese (PMI) hanno tempo fino al 30 giugno 2026.
Cosa prevede la normativa:
- Obbligo di “deforestazione zero”: i prodotti non dovranno provenire da terreni deforestati dopo il 31 dicembre 2020.
- Due diligence obbligatoria: geolocalizzazione dei terreni, verifica dei fornitori e conformità alle leggi locali.
- Legalità della produzione: i prodotti devono rispettare la normativa del paese di origine.
- Dichiarazione di conformità: ogni azienda dovrà attestare la dovuta diligenza.
Per gli investitori, questa normativa rappresenta un passo decisivo verso una maggiore trasparenza della supply chain e un rafforzamento degli investimenti ESG, riducendo l’esposizione a rischi ambientali e reputazionali. Le multe sono salate: fino al 4% del fatturato annuo.
Quali sono gli ostacoli
Nonostante i progressi, permangono resistenze. Brasile, Indonesia e Stati Uniti hanno espresso preoccupazioni per i costi di adeguamento alle nuove regole europee, ritenendole penalizzanti per le esportazioni. Inoltre, l’atteggiamento scettico del presidente americano Donald Trump verso le politiche climatiche internazionali rischia di rallentare gli sforzi globali.
Come sottolineano diversi gestori, ignorare la deforestazione significa sottovalutare un rischio sistemico: la deforestazione una minaccia diretta ai rendimenti futuri. Per chi investe in fondi comuni sostenibili, il messaggio è chiaro: l’integrazione dei criteri ambientali (ESG) nei portafogli non è più un’opzione, ma una strategia di protezione del capitale e di creazione di valore nel lungo periodo.
IDEE DI INVESTIMENTO
La battaglia contro la deforestazione entra ora in una fase decisiva. Gli investitori — pubblici e privati — sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nel sostenere iniziative, fondi e politiche che valorizzino la gestione responsabile delle risorse naturali.
Per chi investe in fondi comuni, la sfida è trasformare la transizione ecologica in una leva di crescita sostenibile, contribuendo a proteggere non solo i portafogli, ma anche il pianeta.
- Online SIM, offre la possibilità di investire sulla biodiversità con un portafoglio modello sul cambiamento climatico. Ha un rendimento annualizzato dell’ 8,40 (dati aggiornati a ottobre 2025). Il portafoglio è costruito in collaborazione con MC Advisory CSR, società benefit italiana di consulenza finanziaria che utilizza l’intelligenza artificiale per ottimizzare i rendimenti finanziari e garantire un’alta qualità di sostenibilità degli investimenti.
- Per investire in maniera tematica sulla deforestazione c’è Pictet Timber che rende il 4,85% a 10 anni (dati Morningstar aggiornati a ottobre 2025) l’unico prodotto presente in Italia, che investe in un portafoglio diversificato di azioni di società attive nei settori del finanziamento, della piantumazione e della gestione di foreste e regioni boschive e/o del trattamento, della produzione e della distribuzione di legname da costruzione e di altri servizi e prodotti derivati del legno.
Online SIM per combattere la deforestazione collabora con Treedom e ha realizzato una foresta di 2000 alberi in 11 Paesi con 18 specie arboree che assorbono 434.500 kg di CO2. Scopri la foresta e scopri anche i fondi ESG presenti sulla piattaforma di Online SIM.
Note
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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