La coalizione Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC) a cui aderiscono 93 grandi gestori di fondi – tra cui Pictet Asset Management, Bnp Paribas Asset Management e Schroders – ha chiesto a 107 aziende (qui l’elenco) di andare oltre la semplice definizione di impegni verso il raggiungimento dell’obiettivo Net zero entro il 2050 e di dettagliare come intendono mantenere i loro impegni.

In particolare:

  • Piani concreti e credibili. Questo documento siglato dalle maggiori società di gestione globali, è un passo concreto del settore finanziario verso gli impegni Net Zero da qui al 2050. In sostanza gli asset manager chiedono alle aziende su cui investiranno di presentare piani credibili di transizione.
  • Portafogli coerenti. L’obiettivo dei gestori è di investire in aziende che consentano di costruire i loro portafogli in maniera coerente rispetto all’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi.
  • Metriche a supporto. Per gli asset manager occorre che le aziende supportino i loro piani con metriche che rendano misurabili i progetti, per valutare il rischio di transizione, l’impatto sui conti delle società e tracciare i progressi.

Net zero: perché i gestori accelerano

Dopo diversi anni di impegno da parte degli asset manager sulle questioni climatiche, ora i gestori stanno chiedendo un maggiore impegno alle società perché anche da loro dipendono gli impegni presi con gli investitori per la costruzione di portafogli decarbonizzati.

In particolare gli obiettivi secondo l’IIGCC sono:

  • Portafogli resilienti al clima. Questo significa utilizzare metriche certe che siano priorità all’inserimento in portafoglio di aziende che non solo dichiarino di essere allineate agli obiettivo Net zero ma dimostrino nei fatti che hanno attuato piani di resilienza climatica di lungo termine.
  • Investire sulla natura. Aumentare la resilienza e investire in misure di adattamento per conservare la biodiversità con soluzioni anche basate sulla natura.
  • Misurazione del rischio climatico. La quantità di dati sul rischio fisico e sulla resilienza climatica sono ancora insufficienti per gli asset manager. Il Climate Resilience Investment Framework ha individuato una serie di indicatori che guardano alle degli investitori per sostenere gli sforzi di resilienza e gestire il rischio climatico fisico nei portafogli. Questi indicatori dovranno diventare obiettivi quantitativi di investimento.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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