La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si combatte in primo luogo sul campo della tecnologia. E in questa sfida a distanza la città di Nanjing, antica capitale della Cina che si trova a poco più di 300 chilometri da Shanghai, vuole brillare come il nucleo delle imprese tecnologiche del Paese, lanciando la sfida alla californiana Silicon Valley e anche a Seattle, nello stato di Washington che ormai da un decennio attira i big della tecnologia americana.
A Nanjing si sta progettando un parco di ricerca per promuovere la prossima generazione di giganti della tecnologia in Cina. La zona, secondo il reportage fotografico di Bloomberg, si estende per 216 chilometri quadrati lungo il lato nord della città, ospitando decine di aziende di alto profilo e una moltitudine di start-up. Dall’altra parte del fiume Yangtze, noto come Fiume Azzurro, che attraversa la Cina per oltre 2.300 chilometri, è in costruzione un nuovo parco tecnologico dove strade, fogne e reti elettriche sono già pronte per ospitare le nuove aziende tecnologiche del futuro.

Nanjing è la fotografia di ciò che Trump vuole combattere, perché è in prima linea nello sforzo del governo cinese per competere con la Silicon Valley e per portare avanti il piano strategico Made in China 2025 su cui il presidente Xi Jinping punta per dare una spinta alla crescita del Paese, mettendo al centro la tecnologia. Per questa ragione Pechino ha cominciato non solo a creare parchi tecnologici favorevoli allo sviluppo di idee innovative, ma anche a reclutare cervelli esteri – da maggio 2018 il Ministero della Scienza e della tecnologia ha reso note le linee guida per diventare ricercatori finanziati dalla Cina – investendo molto in ricerca e sviluppo.
Non è un mistero che da quasi 25 anni gli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo crescano più doppio rispetto all’incremento del Prodotto interno lordo (PIL): nel 2018, stimano i dati Bloomberg, la Cina potrà spendere oltre 405 miliardi di euro in ricerca e sviluppo contro i 472 miliardi di euro degli Stati Uniti, e ben 15 volte di più rispetto all’Unione europea ferma a circa 25 miliardi di euro.

Sfide hi-tech: la Cina supera già gli Usa sui semiconduttori

I dazi americani lanciati su oltre 1.100 categorie di merci cinesi che con la tecnologia hanno molte affinità (settori aerospaziale, automobilistico, macchinari industriali, tecnologia informatica e robotica) sono solo l’inizio della guerra in atto. Un’audizione pubblica sulla proposta di tassazione al 10% di questi beni è fissata per il 30 agosto 2018 e le tariffe potrebbero diventare effettive a settembre.
Secondo lo scenario dipinto dal team Amundi (Angelo Corbetta, Head of Asia Equity, Debora Delbò, Senior Strategist; Vincent Mortier, Group Deputy CIO and Asia ex Japan supervisor e Qinwei Wang, Senior Economist) i dazi possono valere un calo di circa lo 0,2% per il PIL cinese, dato che le importazioni degli Stati Uniti rappresentano circa il 3% del PIL cinese. E gli effetti si sono già fati sentire sulla Borsa cinese condizionata negativamente dalle attese sugli utili: dal picco registrato nel primo trimestre 2018, l’indice MSCI A-share ha perso quasi il 30% dal massimo visto a fine gennaio 2018. La performance è stata particolarmente negativa da inizio giugno, quando la prima tranche di A share è stata inclusa nell’indice MSCI China.

Insieme alle tariffe sui prodotti cinesi, l’amministrazione Trump vuole mettere in atto un controllo più rigoroso degli investimenti cinesi nelle industrie sensibili statunitensi e soprattutto vuole mettere un freno alle importazioni di tecnologia. Le misure mirano a impedire a Pechino di raggiungere i suoi obiettivi di guidare il mondo in settori come l’intelligenza artificiale e la mobilità elettrica. Ma potrebbe già essere tardi. La tecnologia è immune al rallentamento della crescita cinese di cui si parla da oltre due anni. Aziende come Alibaba Group e Tencent Holdings sono già entrate nella top ten delle aziende hi tech più preziose al mondo, insieme con Apple e Amazon.com, mentre un’ondata di capitale di rischio ha promosso start up da miliardi di dollari in Cina esattamente allo stesso ritmo della Silicon Valley.

IDEE DI INVESTIMENTO

La Cina sta portando avanti in ambito tecnologico la politica industriale più ambiziosa e meno ortodossa della sua storia. Oltre a Nanjing, la città di Pechino sta costruendo un centro tecnologico da 2,1 miliardi di dollari destinato alla ricerca solo sull’Intelligenza artificiale e nel Paese ci sono oltre 150 zone industriali votate alla tecnologia sostenute da capitali statali, esentasse e con sconti per coprire i salari dei lavoratori come prevede il piano Made in China 2025. Una potenza di fuoco tale che il Financial Times a giugno 2018 non ha esitato a pubblicare un articolo a firma Mike Moritz, venture capitalist di Sequoia, che ritiene già avvenuto il sorpasso tecnologico cinese nei confronti degli Stati Uniti in aree chiave come i semiconduttori, la tecnologia dei motori di ricerca e il social networking.

I fondi specializzati in  tecnologia si trovano nel bel mezzo della guerra commerciale tra Cina e Usa. Per il momento in rendimento vince ancora chi ha puntato sull’America secondo le tabelle elaborate da Morningstar per Online Sim che mettono a confronto i prodotti più investiti in Usa e in Cina.

La Top 5 dei fondi azionari tecnologia che puntano sugli Usa

Prodotto Peso% UsaRendimento YTDRendimento 3y
Jpm Us Technology D (acc) - Usd90,52%32,84%17,42%
Threadneedle (lux) Global Technology Classe Au Usd86,31%12,22%14,53%
T. Franklin Technology Fund Usd Classe A (acc)84,70%26,15%17,95%
NN (L) Invest Information Technology Classe X Eur84,64%16,51%14,83%
AB SICAV I International Technology Portfolio Classe A83,83%24,76%14,76%
Nella tabella, i migliori fondi azionari tecnologia ordinati per peso % dato agli Usa in portafoglio. Fonte: Morningstar Direct. Rendimenti % in euro disponibili al 16 luglio 2018. I rendimenti a 3 anni sono annualizzati.

La Top 5 dei fondi azionari tecnologia che puntano sulla Cina

ProdottoPeso% CinaRendimento YTDRendimento 3y
T. Rowe Price Global Tech Eq A USD19,91%14,40%18,18%
Pictet - Digital Communication Classe R Usd17,83%18,09%14,12%
BGF World Technology A214,62%37,77%21,33%
Allianz Global HiTech Growth A USD12,94%19,94%12,69%
Janus Henderson Horizon Fund - Global Technology Fund12,44%28,00%19,29%
Nella tabella, i migliori fondi azionari tecnologia ordinati per peso % dato alla Cina in portafoglio. Fonte: Morningstar Direct. Rendimenti % in euro disponibili al 16 luglio 2018. I rendimenti a 3 anni sono annualizzati.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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