La crociata contro la plastica e i materiali non compostabili si sta spostando alla tazzina del caffè che sempre più spesso sta diventando una bevanda take away, anche in Italia. Le mug, le tazze da portare via, in America sono la norma per il consumo di bevande calde e fredde con numeri da capogiro: circa 120 miliardi di tazze di caffè in carta, plastica e schiuma ogni anno, un quinto del totale mondiale di cui, secondo dati Bloomberg, il 99,75% finisce come spazzatura con tempi di decomposizione medi di più di 20 anni.
Per questo la crociata contro la tazza di caffè è cominciata in America dove si parla di vietare le mug e di tassare le aziende che normalmente le usano. I nomi di queste aziende per l’economia americana non sono di poco conto: Starbucks e Dunkin’ Donuts sono la punta di diamante delle colazioni take away su cui hanno costruito un impero.

La crociata contro le mug è cominciata a Berkeley, in California, la piccola città a est di San Francisco che è un punto di riferimento per le iniziative di politica ambientale. Non a caso Berkeley è stata una delle prime città degli Stati Uniti ad adottare il riciclaggio porta a porta, ha vietato l’utilizzo di polistirolo e aveva cominciato per prima a fare la guerra ai sacchetti di plastica. All’inizio del 2019, il consiglio comunale di Berkeley ha messo in guardia su un nuovo flagello ambientale: la tazza di caffè da asporto. La ragione? Sono circa 40 milioni le tazze usa e getta che vengono gettate in città ogni anno, secondo il consiglio comunale, quasi una per abitante al giorno. Così, a gennaio, la città ha dichiarato che per i clienti che utilizzano una tazza da asporto le caffetterie devono addebitare un supplemento di 25 centesimi.

Ma questa è solo la punta di un iceberg ambientale globale. Travolte dalla spazzatura, le giurisdizioni di tutto il mondo stanno mettendo al bando contenitori e tazze di plastica da asporto monouso. L’Europa, per esempio, ha stabilito che le tazze per bevande in plastica devono essere messe al bando entro il 2021; l’India le vuole fuori dal mercato entro il 2022, mentre Taiwan ha fissato una scadenza più lunga (2030). Non c’è dubbio, però, che nella road map verso il divieto delle mug, le iniziative stile Berkeley per convincere i consumatori a non richiedere tazze di plastica si moltiplicheranno a livello globale. E in questo senso le aziende faranno la loro parte. Per catene come Starbucks, che porta in giro per il mondo circa 6 miliardi di tazze all’anno, le mug sono un dilemma strategico, così come per Dunkin’ Donuts e anche per McDonald’s, e da oltre un decennio stanno lavorando alla ricerca di un’alternativa. Tutte sono alla ricerca di un’alternativa alla mug classica e nel mondo si moltiplicano le idee per produrre tazzine da caffè sostenibili senza ricorrere all’uso di plastica o porcellane.

La soluzione più semplice è il passaggio a bicchieri e tazze di carta, ma non convince tutti. La tazza da asporto personale è un’altra soluzione che Starbucks ha già percorso offrendo uno sconto ai clienti sulle bevande, ma non piace troppo ai consumatori. Dunkin’ Donuts ha tentato varie strade tra cui una tazza fatta di fibre di funghi che prometteva di decomporsi facilmente, ma era troppo costosa per adattarsi a grandi volumi ed è rimasta sui bicchieri di carta. McDonald’s ha recentemente collaborato con Starbucks e altri ristoranti fast food per sostenere la NextGen Cup Challenge con 10 milioni di dollari per sostenere le invenzioni di tazze sostenibili. Tra le idee vincenti, tazze realizzate in cartone compostabile e riciclabile; lo sviluppo di un rivestimento a base vegetale che potrebbe mantenere un liquido caldo; e sistemi per incentivare l’uso riutilizzabile della tazza.

Una tazza che può decomporsi più rapidamente sarebbe una soluzione – il divieto europeo dal 2021 ammette come eccezione le tazze compostabili che si disintegrano in 12 settimane – ma anche se una tazza come questa fosse pronta a essere immessa sul mercato, gli Stati Uniti non hanno abbastanza impianti di compostaggio per smaltirle. La ragione? I compostabili hanno bisogno del libero flusso d’aria per essere smaltiti, ma le discariche sono sigillate per evitare perdite, così anche una tazza progettata per l’abbattimento rapido non ottiene la circolazione dell’aria necessaria per farlo. Insomma, trovare la tazza sostenibile amica dell’ambiente è un dilemma e un esercizio di business per le aziende che cercano una soluzione commercializzabile e compostabile su larga scala. Sono tante le idee in giro per il mondo, tra le più creative ci sono: la tazzina fatta con le membrane dei chicchi di caffè, ideata dall’azienda australiana Huskee, che ha il vantaggio di essere riutilizzabile e riciclabile; quella fatta coi fondi di caffè della tedesca Kaffeeform; e la tazza fatta di biscotti ai cereali della società bulgara Cupffee.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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