L’intelligenza artificiale si è affermata come tema negli ultimi 12 mesi, ma siamo chiaramente agli inizi della sua diffusione. Il 2023 è stato un anno di grande successo per i protagonisti dell’intelligenza artificiale generativa, i cosiddetti abilitatori. Ma cosa serve per essere vincenti nel lungo termine?

Intelligenza artificiale alla prova delle regole

Il 2024 è un anno decisivo per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. L’Europa gioca un ruolo di primo piano a livello globale con l’Articial Intelligence Act su cui a dicembre 2023 è stato trovato un accordo di massima che gennaio 2024 è diventato un testo concordato che ora dovrà ora essere adottato formalmente sia dal Parlamento che dal Consiglio per diventare legge dell’UE.

  • La strada imboccata dall’UE è destinata a fare scuola a livello globale. Secondo l’analisi di Ersel, l’obiettivo è chiaro: spingere sull’innovazione tecnologica, ma nel rispetto dei diritti umani e della sicurezza che i sistemi di IA utilizzano all’interno dei confini UE.
  • Trasparenza, etica, imparzialità e un forte controllo da parte dell’uomo sono gli elementi fondamentali. In sostanza, modelli di IA come ChatGPT e Midjourney dovranno rispettare obblighi definiti, usando modelli che siano in grado di mitigare rischi sistemici. Nell’analisi di Ersel non c’è dubbio che l’IA sarà un tema chiave per il 2024.

Intelligenza artificiale quali saranno i vincitori

Nella corsa all’intelligenza artificiale ci sono già dei vincitori. Se si guarda al 2023 gli abilitatori, ovvero le aziende che hanno reso possibile la tecnologia sono quelle hanno corso di più. Si tratta di società di software e hardware di lungo corso (Microsoft, Alphabet e Ibm) e recenti (Nvidia), hanno registrato rendimenti a tre cifre e hanno oltre 6 mila miliardi dollari di capitalizzazione di mercato a livello globale.

Ma dopo questa ondata di entusiasmo, quanto sarà sostenibile la tenuta degli utili? Secondo l’analisi di Morgan Stanley Research, bisogna già guardare alla fase successiva dell’evoluzione di questa tecnologia per capire quali saranno i vincitori che si dividono in abilitatori e adottanti.

  • Dagli abilitatori agli adottanti. Dopo la fase che ha visto gli abilitatori all’intelligenza artificiale come protagonisti, ora gli investitori devono guardare agli adottanti. Si tratta di aziende che stanno sfruttando software e hardware abilitatori per utilizzare meglio i propri dati e monetizzarli. Nel corso del 2024 aumenterà il lancio di nuovi prodotti che utilizzano modelli linguistici con intelligenza artificiale generativa.
  • Gli abilitatori crescono in capitalizzazione. Il passaggio agli adottanti non sarà penalizzante per gli abilitatori. Chi produce software e hardware continuerà a essere protagonista e potrebbe raddippiare la propria capitalizzazione nel 2024.
  • Abilitatori e adottanti si alleano. Le due facce della medaglia dell’intelligenza artificiale non sono in competizione. Abilitatori e adottanti giocano insieme la partita che ha un obiettivo chiaro: generare valore. Nel 2024 gli abilitanti sono impegnati su aggiornamenti e le valutazioni dipenderanno sempre di più dai budget IT aziendali. Gli adottanti sono lanciati nella corsa per costruire strumenti, generare entrate e migliorare la produttività.

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  • Allianz GIF – Global Artificial Intelligence Classe AT Eur è un fondo azionario tematico che investe a livello globale con particolare attenzione all’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Lanciato nel 2017 rende a cinque anni il 15,94% (dati Morningstar aggiornati gennaio 2024). Tecnologia e beni di consumo sono i primi settori in portafoglio. Il mercato Usa vale l’82% dell’asset allocation.

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  • DWS Invest Artificial Intelligence Classe NC EUR Acc è un fondo azionario tematico che investe a livello globale su società la cui attività trarrà vantaggio o è correlata all’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Lanciato nel 2018 rende a cinque anni il 15,17% (dati Morningstar aggiornati gennaio 2024). Tecnologia e servizi alla comunicazione sono i primi settori in portafoglio. Il mercato Usa vale il 69% dell’asset allocation, il 10% è investito in Asia emergente.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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