L’economia legata all’industria spaziale (new space economy), secondo la stima della Space Foundation, vale oggi circa 447 miliardi di dollari. L’80% di questa economia si deve all’attività di commercial space e di monitoraggio. Il turismo spaziale invece, che ha portato Richard Branson con la sua Virgin Galactic e Jeff Bezos con Blue Origin a compiere i primi viaggi prova nell’estate del 2021, resta un sogno per miliardari e lo resterà per molto tempo.

Quando si parla di space economy, e più correttamente di new space economy da quando anche i privati sono entrati nel settore affiancandosi agli investimenti pubblici, in realtà ci si riferisce a un mondo ampio. Come possiamo catalogare la new space economy?

  • Unpstream: riguarda tutta l’infrastruttura spaziale e terrestre (satelliti, antenne, equipaggiamenti, sensori, stazioni di controllo)
  • Downstream: riguarda l’utilizzo che si fa dei dati raccolti (tv satellitare, telecomunicazioni, tracking, telemetria, monitoraggio ambientale)

Ma se andiamo più in dettaglio possiamo suddividere ulteriormente il settore in due sottocategorie:

  • Space related, ovvero prodotti e servizi migliorati dallo spazio
  • Space enable, ovvero prodotti e servizi abilitati dallo spazio

Per approfondimento c’è il podcast con Federica De Giorgis del Team Fiancial Advisory di Ersel, e Sergio Allegri, Fund Manager del fondo Leadersel Innotech ESG che dedica una parte del portafoglio al tema della space economy. Il podcast evidenzia una serie di storie di successo del settore sottolineando come la new space economy sia una risorsa fondamentale per monitorare la terra e un asset in grado di anticipare i bisogni della nostra società.

New space economy: dal PNRR una spinta ai progetti italiani

Secondo i dati dell’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, si stima che a livello mondiale oggi ci siano circa 100 miliardi di dollari di denaro pubblico investiti nella space economy. In particolare, l’Europa è la seconda potenza mondiale in questo campo con oltre 11 miliardi investiti, 30 satelliti in orbita e l’obiettivo di raddoppiarli entro il 2040.

L’Italia può giocare un ruolo di primo piano anche grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha destinato 1,2 miliardi alla European Space Agency (ESA) per attività di osservazione della Terra. 880 milioni all’Agenzia spaziale italiana per i progetti Satcom e 90 milioni a Gdp Venture per le start up attive in ambito spaziale.

La spinta del PNRR può essere decisiva per far decollare il settore spaziale in Italia che, secondo i dati del Politecnico di Milano, ha già un ruolo di primo piano a livello europeo. L’Italia è, infatti, tra i Paese dotati di un’agenzia spaziale con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno e se si analizzano gli investimenti in relazione al Prodotto interno lordo (PIL), l’Italia è sesta a livello globale dopo Russia, America, Francia, India e Germania, e al terzo in Europa.

New space economy: perché diventa un tema sostenibile

Ogni giorno nel mondo si sviluppano nuove e innovative tecnologie spaziali. Il flusso di satelliti, razzi, navicelle mercantili che vengono lanciati in orbita terrestre e oltre è costante. La maggior parte di questi lanci è destinata a migliorare i servizi consumer (telecomunicazioni, tv satellitare, Internet, geolocalizzazione, storage dati). Alcuni di questi satelliti sono programmati per rientrare nell’orbita terrestre ed essere inceneriti, altri sono destinati ai cosiddetti cimiteri o orbite di smaltimento.

Il tema dei detriti spaziali è preoccupazione reale e in continua crescita. Per questo nel 2019 il World Economic Forum (WEF) ha lanciato il progetto dello Space Sustainability Rating (SSR) che è diventato realtà nell’estate del 2021. Il rating spaziale è stato messo a punto dall’Agenzia spaziale europea insieme a un team statunitense guidato da Danielle Wood, direttrice del gruppo Space Enabled del MIT Media Lab, in collaborazione con Minoo Rathnasabapathy di Space Enabled, e Moriba Jah dell’Università del Texas e Simon Potter della società di analisi e ingegneria spaziale BryceTech. Le società che lanciano satelliti devono rispettare criteri di sostenibilità per ottenere il rating. L’adesione è al momento volontaria.

La new space economy è dunque un tema di sostenibilità ambientale e anche sociale. Le immagini satellitari sono un valido aiuto per fornire dati chiave sull’impatto ambientale delle attività aziendali sulla terra. Le applicazioni satellitari possono monitorare le emissioni di gas serra di aziende e Paesi, aiutando le utility a ottimizzare le infrastrutture di energia rinnovabile e l’elaborazione di dati, possono prevenire catastrofi ambientali.

IDEE DI INVESTIMENTO

L’economia spaziale è una frontiera di investimento di lungo termine. Secondo le stime di Morgan Stanley il mercato può crescere dagli attuali 447 miliardi di dollari fino a un minimo di 1.100 e un massimo di 1.700 miliardi entro il 2040.

Come investire? Sul mercato italiano è presente Echiquier Space unico fondo tematico dedicato alla space economy lanciato nel 2021 da La Financière de l’Echiquier. Il fondo seleziona aziende che svolgono la loro attività nello Spazio, operano tra la Terra e lo Spazio, lavorano a terra per sviluppare l’ecosistema spaziale o vantano tecnologie universali per una nuova conquista dello Spazio e lo fa rispettando criteri ESG.

Per investire sulla space economy una strada possibile sono i fondi azionari specializzati in tecnologia (Categoria Morningstar Azionari Settore Tecnologia). Ecco i migliori per rendimento a tre anni presenti sulla piattaforma di Online SIM:

  • Threadneedle (lux) Global Technology Classe Au Usd è un azionario settoriale che investe a livello globale e rende il 26,83% a tre anni (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Investe il 97% sul mercato americano. Tecnologia e servizi alla comunicazione sono i primi settori in portafoglio.

Threadneedle (lux) Global Technology Classe Au Usd

  • Fidelity Global Technology Fund Classe A Acc USD è un azionario settoriale che investe a livello globale e rende il 24,59% a tre anni (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Investe il 67% sul mercato americano. Tecnologia e servizi alla comunicazione sono i primi settori in portafoglio.

Fidelity Global Technology Fund Classe A Acc USD

  • BGF World Technology Fund Classe E2 è un azionario settoriale che investe a livello globale e rende il 18,02% a tre anni (dati Morningstar aggiornati a maggio 2022). Investe l’81% sul mercato americano. Tecnologia e beni di consumo ciclici sono i primi settori in portafoglio.

BGF World Technology Fund Classe E2

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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