È passato quasi un anno dalle preoccupazioni di una imminente ascesa al potere di Jeremy Corbyn, il leader del partito laburista che spaventa i mercati più dello stallo sui negoziati Brexit che ha portato alla crisi del governo conservatore di Theresa May. Per l’industria finanziaria non è una buona notizia e Brexit per i giornali inglesi sta assumendo ogni giorno che passa sempre di più la forma dell’iceberg contro cui il Titanic May sta andando a schiantarsi. La cronaca politica racconta di fratture sempre più profonde all’interno del partito conservatore che hanno portato alle dimissioni di due euroscettici per eccellenza e in due ruoli chiave: il segretario di Stato per l’uscita dall’Unione europea, David Davis, e il ministro degli esteri, Boris Johnson, in polemica aperta contro la svolta soft imposta dal May.

Il divorzio da Bruxelles al momento si è trasformato in una crisi politica in piena regola che potrebbe portare a una possibile mozione di sfiducia al governo May: per chiederla bastano le firme di 48 deputati del gruppo Tory, che secondo quanto riporta Bloomberg sarebbero già state depositate. E i fantasmi di Jeremy Corbyn e di elezioni anticipate aleggiano di nuovo su Londra. Cosa potrebbe accadere adesso? May ha rimpiazzato i due ministri chiave con due figure forti sulla carta: Dominic Raab, ex viceministro della Giustizia e poi dell’Edilizia, euroscettico della prima ora è il nuovo segretario di Stato per l’uscita dall’Ue, mentre Jeremy Hunt, fedelissimo di May è il nuovo ministro degli esteri.
Il governo conservatore, dunque, resiste e il mercato europeo per ora è rimasto a guardare con una volatilità tutto sommato contenuta e le Borse europee in salita in attesa dell’intervento del presidente della Bce, Mario Draghi al parlamento europeo, dopo l’annuncio della fine del Quantitative easing.

IDEE DI INVESTIMENTO

Mentre Theresa May insiste che la sua è l’unica Brexit possibile perché coniuga l’impegno a recuperare il controllo dei confini nazionali, della valuta e del diritto, mantenendo una partnership con l’Europa sul fronte del commercio e della sicurezza collettiva; dall’altra parte il laburista Jeremy Corbyn spinge nel dipingere il Paese prigioniero della guerra civile tra conservatori e incapace di raggiungere un buon accordo con l’Ue. Al di là della politica e delle trattative per l’uscita del Regno Unito dalla Ue che è fissata per il 29 marzo 2019, le conseguenze economiche sono già visibili e concrete sull’economia inglese:

  • La fuga delle grandi aziende da Uk è in atto: l’ultima grande azienda a minacciare l’addio è stata la Bmw che vorrebbe chiudere i suoi stabilimenti in Gran Bretagna, mentre la finanza ha già scelto Parigi come terra di elezione: Bank of America ha avviato il trasloco proprio mentre la crisi del governo inglese è in corso. Ma decine le aziende che hanno deciso di andarsene tanto che il fenomeno è stato ribattezzato Brexodus.
  • L’addio alla Gran Bretagna riguarda anche i grandi investitori: secondo l’indice trimestrale Brexometer creato da State Street per misurare il sentiment su Brexit è ai minimi storici e segna il 14% (-10% rispetto al picco massimo). Il rischio è troppo alto per più di un terzo degli investitori istituzionali e lo sarà per i prossimi tre-cinque anni. Per un investitore area euro l’Europa resta la scelta migliore i questa fase e più del Paese su cui si investe conta lo stile vincente.
  • A rischio alto corrisponde un rendimento alto: la prova è che nei due anni trascorsi dal referendum Brexit la Borsa inglese ha reso quasi il 19% senza effetto cambio e per Richard Colwell, Head of UK Equities di Columbia Threadneedle Investments resta ancora interessante perché i titoli sono a sconto e Londra è il terzo mercato azionario al mondo con decine di multinazionali quotate tanto che oltre il 70% del fatturato delle società comprese nell’indice Ftse 100 non è britannica.
  • A soffrire di più è senza dubbio la sterlina che si è svalutata contro euro di oltre il 15% in questi ultimi due anni e ha sofferto di più la volatilità della crisi di governo. L’80% del consensus degli economisti sentiti da Bloomberg reputa scontato un rialzo del costo del denaro in Uk durante il meeting della Banca centrale inglese (BoE) atteso il 2 agosto 2018 per sostenere la valuta inglese. Se si cerca una diversificazione in  valuta diversa dall’euro, per il gestori ora è il momento del franco svizzero che è un rifugio migliore rispetto alla sterlina.

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Note
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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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