Dopo che il rover Perseverance della NASA è atterrato con successo su Marte, concludendo un viaggio di 293 milioni di miglia durato 203 giorni, l’interesse per le società di tecnologia spaziale e per la cosiddetta space economy ha ripreso a crescere.

Accanto ai nomi noti che fin dall’inizio si sono buttati sul settore come Elon Musk (SpaceX), Jeff Bezos (Blue Origin) e Richard Branson (Virgin Orbit), scommettitori dal 2013 su viaggi spaziali e una nuova vita su Marte, ne stanno arrivando altri.

Tra i più convinti di un futuro spaziale c’è Marc Benioff, co-fondatore e presidente di Salesforce, società di cloud computing aziendale e del settimanale Time. Benioff, che ha deciso di investire in Astra Space, società californiana che costruisce razzi spaziali, con una SPAC (società che raccolgono capitali per scopi speciali), ha appena raccolto 30 milioni di dollari da investitori qualificati.

L’industria spaziale è entrata in una nuova fase di sviluppo e non ha più paura del coinvolgimento delle imprese private nel settore. Del resto, la voglia di esplorare le nuove frontiere dell’economia spaziale sta accelerando, con nuove tecnologie legate alla sostenibilità che guidano la crescita del settore e gli investimenti privati. Secondo Space Capital, società venture capital che investe nell’economia spaziale (GPS, intelligenza geospaziale e comunicazioni), a livello globale l’investimento azionario in economia spaziale nell’ultimo decennio è stato di 177,7 miliardi di dollari di cui il 75% si deve a Cina e Stati Uniti. Nel 2020 l’investimento totale in infrastrutture (lancio, satelliti, logistica e così via) è cresciuto alla cifra record di 8,9 miliardi di dollari.

Secondo un’analisi di Morgan Stanley Research al momento sono tre oggi i driver della space economy:

  1. Lo spazio è un alleato per la crescita sostenibile. In una fase di mercato in cui sempre più investitori sono concentrati su fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), le immagini satellitari sono un valido aiuto per fornire dati chiave sull’impatto ambientale delle attività aziendali. Le applicazioni satellitari possono monitorare le emissioni di gas a effetto serra di aziende e Paesi, aiutando le utility a ottimizzare le infrastrutture di energia rinnovabile e l’elaborazione di dati.
  2. Le costellazioni di satelliti in orbita. Sono tre le sigle che possono creare valore per tutti gli operatori satellitari: GEO (Geostationary Equatorial Orbit), MEO (Medium Earth Orbit) e LEO (Low Earth Orbit). In particolare, GEO è ancora alla base per il settore, ma le telecomunicazioni vogliono anche fornire servizi a banda larga differenziati con offerte integrate e senza soluzione di continuità per i clienti consumer, aziendali e governativi. Si apre quindi lo spazio per collaborazioni tra le telecom e le autorità di regolamentazione per trattare lo spazio come una risorsa globale condivisa. All’interno di LEO, l’industria delle telecomunicazioni continua a discutere la progettazione ottimale delle costellazione di satelliti che hanno ricadute su diversi mercati (aerospaziale, banda larga, navigazione marittima).
  3. Il business dei detriti e della sicurezza. Più cresce il numero di satelliti in orbita e più la spazzatura spaziale, ovvero i detriti orbitali di vecchi veicoli spaziali, aumenta. Al momento sui rifiuti spaziali lavorano solo alcune agenzie governative, ma è un mercato potenziale per privati che vogliano gestire questo business. Allo stesso tempo aumenta il bisogno di sicurezza e di una definizione dei domini spaziali occupati dai diversi Paesi in orbita. Anche in questo caso si tratta di identificare gli oggetti in orbita e una collaborazione tra pubblico e privato potrebbe essere il business del futuro.

IDEE DI INVESTIMENTO

Quanto vale la space economy? Morgan Stanley, UBS, Goldman Sachs e Bank of America hanno provato a definire la dimensione dell’economia spaziale nel 2040 fornendo scenari abbastanza diversi tra loro. Per Morgan Stanley il mercato dello spazio potrà valere 1.100-1.700 miliardi di dollari, per UBS circa 926 miliardi di dollari, per Bank of America circa 2.700 miliardi di dollari, mentre Goldman Sachs non fornisce una cifra precisa limitandosi a prevedere una crescita multi miliardaria nei prossimi 20 anni.

Le due proiezioni più piccole delle dimensioni future dell’economia spaziale provengono da Morgan Stanley e UBS, che sono anche le uniche due ad aver fornito dettagli su come si potranno raggiungere queste cifre. Per entrambe, i maggiori incrementi per l’economia spaziale proverranno dall’aumento della domanda e dell’utilizzo di servizi Internet e satelliti e dalla crescita della banda larga.

Per investire sull’economia spaziale non ci sono ancora fondi tematici, ma ci sono fondi azionari specializzati in tecnologia che dedicano parte del portafoglio a questo trend (Categoria Morningstar Azionari Settore Tecnologia).

La Top 5 dei fondi che investono in tecnologia

ProdottoRendimento 1yRendimento 3y
JPM US Technology A (dist) USD63,43%36,89%
Jpm Us Technology D (acc) - Usd61,90%35,61%
BGF World Technology Fund Classe E259,63%34,70%
Franklin Technology Fund A (acc) EUR48,33%29,97%
Threadneedle (lux) Global Technology Classe Au Usd44,04%26,32%
Nella tabella, i migliori fondi azionari che investono in maniera globale sulla tecnologia ordinati per rendimento da a un anno. Dati in euro aggiornati a marzo 2021. Fonte: Morningstar.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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