Sono passati tre anni esatti, era il settembre 2015, da quando il gruppo Volkswagen è stato accusato dall’Agenzia ambientale statunitense (EPA) di aver installato a bordo delle auto diesel della casa tedesca un software che aveva l’unica funzione di falsificare i dati sulle emissioni di ossido di azoto. La vicenda è nota come Dieselgate e all’epoca non ebbe un grande impatto sui fondi comuni di investimento. Adesso però il clima sta cambiando soprattutto dopo la decisione della Commissione UE di aprire un’indagine formale per valutare se BMW, Daimler e VW (Volkswagen, Audi, Porsche) si siano accordate, violando le regole UE, per evitare di farsi concorrenza sul terreno dello sviluppo delle tecnologie pulite per abbattere le emissioni di benzina e diesel delle auto.

In pratica, la Commissione UE sta accusando le case automobilistiche di voler bloccare il processo di sostenibilità nei trasporti. Ma c’è di più. In Germania è infatti cominciato il processo civile del tribunale regionale di Brunswick che dovrà stabilire se Volkswagen abbia commesso una truffa non tenendo informati i mercati riguardo al software montato sulle auto diesel, che non ha provocato perdite agli investitori in fondi, ma ha causato gravi danni agli azionisti del gruppo automobilistico tedesco. Tanto che sono oltre 1.600 gli azionisti che hanno chiesto i danni a Volkswagen con una causa che potrebbe costare fino a 9 miliardi di risarcimenti entro il 2019.

Le conseguenze sul mercato tedesco dell’auto sono già visibili. Perché Volkswagen – causa civile in corso a parte – ha già messo a bilancio oltre 27 miliardi di perdite tra multe e costi legali per la vicenda Dieselgate. Ma soprattutto sono cambiate le strategie industriali dei costruttori auto di tutto il mondo. L’addio al diesel è nei piani di diverse case automobilistiche e Porsche è la prima ad avere dato l’annuncio tra le tedesche. Per il momento però non si vedono i benefici per il clima. Lo dimostra uno studio di Transport & Environment, che ha calcolato il numero di veicoli diesel inquinanti in circolazione a tre anni dallo scandalo Dieselgate. Ebbene, il numero è in aumento e i Paesi con il più alto numero di veicoli diesel inquinanti sono Francia (8,7 milioni), Germania (8,2 milioni), Regno Unito (7,2 milioni) e Italia (5,2 milioni).

IDEE DI INVESTIMENTO

La strada verso un trasporto sostenibile e meno inquinante è l’unica possibilità per fermare il riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi centigradi. Ad affermarlo è un’analisi del Centro aerospaziale tedesco (DLR) commissionata da Greenpeace secondo cui l’Europa deve vietare la vendita di auto diesel e a benzina entro il 2030, seguite dalle ibride plug-in entro il 2035. Secondo lo studio, entro il 2040 le auto con motori tradizionali non dovranno essere più su strada e la stessa sorte deve toccare agli ibridi entro il 2050. La soluzione? Il passaggio a combustibili fossili, come l’idrogeno verde.

Il fattore sostenibilità e la sigla ESG intanto prendono sempre più valore anche nelle scelte di investimento dei gestori. «Dati finanziari come margini di profitto e obiettivi in materia di ricavi costituiranno sempre un indicatore fondamentale del successo delle imprese», ha sottolineato Manuel Noia, Country Manager per l’Italia di Pictet Asset Management.

«L’atteggiamento degli investitori nei confronti dell’ambiente e del benessere sociale sta cambiando e sarà data sempre più una maggiore attenzione alle modalità con cui un’azienda integra i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nella propria attività». E secondo un’analisi di Aberdeen Standard Investments, la gestione del rischio sta diventando una componente sempre più importante per gli asset manager e tenendo in considerazione le tematiche ESG quando si prendono decisioni di investimento, si possono comprendere appieno i rischi e le opportunità correlati a una società o a un titolo.

Per investire sulla mobilità e sul trasporto sostenibile, una buona strada è puntare su un fondo azionario che guarda all’ambiente e che integra nel processo di investimenti i criteri ESG (categoria Morningstar: Azionari ecologia) che abbiano un buon rating di sostenibilità e puntino anche sui trasporti.

I migliori fondi azionari ecologia e quanto investono sui trasporti

ProdottoRendimento YTDRendimento 3yPeso % industria manifatturiera in portafoglioMorningstar Sustainability Rating
Schroder ISF Glb Clmt Chg Eq A Acc USD4,84%10,88%3,41%Average
UBS (Lux) EF Glbl Sust Innovtr EUR P4,00%11,53%0,96%Low
Parvest Climate Impact C C2,89%10,57%---Below average
Mirova Europe Environmental Eq R/A EUR2,78%5,87%1,45%High
Pictet – Global Environmental Opportunities - R EUR2,70%9,52%---Average
Parvest Global Environment Classe N2,23%10,71%---Above average
Amundi Fds Eq Green Impact SE-C1,05%4,12%------
Amundi Funds II - Global Ecology Classe F EUR Acc0,87%4,75%---Above average
Jupiter Global Elgy Gr L USD Acc0,79%6,21%---Below average
Deutsche Invest I New Resources NC0,28%5,64%0,49%Below average
Nordea 1 – Global Climate and Environment Fund Classe E Eur (acc)-0,23%12,45%---Average
Swisscanto (LU) EF Glb ClimateInv DT EUR-0,41%6,86%1,83%Below Average
THEAM Quant-Eq Eurp Clmt Care C EUR Cap-0,45%---------
UniSector: Klimawandel A-1,46%3,22%4,05%Average
Vontobel Clean Technology C EUR-3,00%------Average
Parvest Green Tigers Classic EUR-CAP-8,33%4,42%---Low
Fonte: Morningstar Direct. Dati di performance % in euro al 21 settembre 2018. I rendimenti a 3 anni sono annualizzati. Il Sustainability Rating è al 31 luglio 2018.

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Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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