La transizione energetica è qualcosa di più di un megatrend di investimento ma è un nuovo modo di fare economia che passa dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili, come il petrolio, a fonti rinnovabili (eolico, solare, idrogeno) e porta verso modelli di sviluppo sostenibile. Una strada che l’America di Joe Biden ha deciso di percorrere con decisione con un piano che punta a decarbonizzare l’energia elettrica americana entro il 2035 e ha l’obiettivo di portare gli Stati Uniti verso zero emissioni entro il 2050.

Per l’Europa il percorso è tracciato dal Green Deal che guarda anche alla creazione di posti di lavoro “verdi” ed è strettamente collegato con il piano Next Generation Eu che finanzia gli Stati membri alle prese con la crisi pandemica e ha ispirato la linea del Governo Draghi in Italia.

La Cina in questo scenario è un grande protagonista perché è il più grande produttore mondiale di moduli fotovoltaici di tutto il mondo, turbine eoliche e batterie agli ioni di litio, fondamentali per la mobilità elettrica e per l’immagazzinamento dell’energia.

Restando in Asia, anche la Corea ha fissato l’obiettivo di emissioni zero entro il 2025 con il piano Korean New Deal: National Strategy for a Great Transformation e un grosso passo in avanti lo ha fatto anche Singapore con il Singapore Green Plan 2030 che punta su mobilità elettrica e obbligazioni green.

Così come è stato per la tecnologia, anche la transizione energetica da fonti fossili a rinnovabili sta diventando un affare di Stato con implicazioni geopolitiche importanti. Lo sottolinea un report di Irena dal titolo Global Energy Transformation che spiega come da qui al 2050 l’elettricità, dato un utilizzo sempre maggiore per trasporti e riscaldamento, dovrà soddisfare il 50% del fabbisogno energetico globale contro il 20% di oggi.

La decarbonizzazione del Pianeta porterà quindi alla elettrificazione delle economie e alla nascita di elettrostati che domineranno la scena economica esattamente come è accaduto in passato con i Paesi petroliferi.

Le implicazioni nel lungo termine sono numerose, con ripercussioni positive sul clima e sull’economia globale, secondo l’analisi di Chris Iggo, CIO Core Investments di AXA Investment Managers, e i Paesi dove storicamente i carburanti fossili hanno scarseggiato possono puntare in futuro sulle fonti di energia rinnovabili. Questo passaggio può trasformare le fortune economiche di un Paese (per esempio, il Sud Europa e la costa settentrionale dell’Africa in termini di risorse solari), migliorando la crescita economica e la produttività a livello strutturale, incidendo sulla bilancia commerciale e cambiando radicalmente gli equilibri di potere geopolitico.

In questo scenario, il vantaggio competitivo della Cina è importante perché il Paese non solo controlla la maggior parte delle tecnologie per le rinnovabili ma detiene anche le materie prime: litio e il cobalto, per esempio, che le consentono di controllare tra produzione domestica e investimenti nelle miniere all’estero, oltre il 90% del mercato globale delle cosiddette terre rare.

Gli Stati Uniti sono in vantaggio, invece, sul fronte delle auto elettriche che entro il 2030 dovrebbero diventare un terzo delle nuove auto vendute a livello globale e che hanno in Tesla la punta di diamante. Ed è proprio dalle auto elettriche che è partita la corsa alla transizione energetica di Warren Buffett. L’oracolo di Omaha, da sempre punto di riferimento per gli investitori di tutto il mondo, ha scelto di investire nella mobilità elettrica attraverso Forest River, società americana produttrice di veicoli commerciali e ricreativi che fa parte di Berkshire Hathaway, che ha stretto una partnership con GreenPower Motor Company, azienda produttrice di autobus elettrici. Si tratta della seconda mossa importante di Buffett nel settore della mobilità elettrica dopo che Fontaine Modification, un’altra società controllata da Berkshire, aveva stretto una partnership con Hyzon Motors per costruire camion con celle a combustibile e sta per approdare in Borsa.

IDEE DI INVESTIMENTO

Secondo l’ente statunitense Energy Information Agency (EIA), la produzione di greggio a livello globale nel 2020 è scesa del 6,3% circa certamente a causa del rallentamento dovuto al COVID-19 e dovrebbe risalire nel 2021 e nel 2022, anche se il passaggio alle fonti di energia rinnovabili è inarrestabile.

I grandi investitori stanno puntando sempre di più verso, per esempio, le emissioni di green bond che hanno già raccolto oltre 28 miliardi di dollari nel 2021 (il totale nel 2020 è stato di 220 miliardi) ed è sempre più evidente che tutti i Paesi stanno incrementando il lancio di green bond che sono una buona opportunità di investimento attraverso fondi obbligazionari specializzati fondi obbligazionari specializzati.

Allo stesso tempo cresce la schiera dei fondi azionari internazionali che investono in maniera globale puntando sulla transizione energetica. Dove investono? Abbiamo guardato dentro al portafoglio dei migliori e dall’analisi emerge che le energie rinnovabili e alternative costituiscono la parte core del portafoglio e che i temi forti al momento sono l’idrogeno verde e le celle a combustibili che beneficiano di politiche ambientali da parte di Unione europea e Cina.

Inoltre, data l’importanza per l’efficienza energetica degli sviluppi nell’ambito dei big data, dell’intelligenza artificiale e della robotica, molte imprese beneficiano anche dei progressi tecnologici in queste aree.

Di seguito i migliori fondi disponibili nella nostra piattaforma:

  • BNP Paribas Energy Transition Classe N Eur Acc è il campione tra i fondi che puntano sulla transizione energetica. Nel 2020 è stato il miglio fondo venduto in Italia con un rendimento del 144,3% secondo dati Morningstar (+15,88% da gennaio 2021). Si tratta di un azionario globale lanciato nel 2013 che investe nell’opportunità di transizione energetica derivante dall’aumento della domanda energetica, da un cambiamento del mix energetico e dalla necessità di soluzioni efficienti per affrontare il cambiamento climatico.  Si tratta di un portafoglio azionario molto concentrato composto da 40-60 società europee, asiatiche e statunitensi, che stanno determinando cambiamenti su tre temi principali: decarbonizzazione, digitalizzazione e decentramento. In portafoglio non solo in energie alternative ma anche materie prime ed è stato lanciato nel 2013. Il primo settore in portafoglio sono i beni industriali (35,5%). Gli Stati Uniti (44%) sono il Paese più pesante.
  • Pictet – Clean Energy Classe R Usd ha un rendimento del 33,04% nel 2020 secondo dati Morningstar (+5,33% da gennaio 2021). Si tratta di un azionario settoriale che investe in maniera globale ed è denominato in dollari. Esiste anche una versione denominata in euro Pictet – Clean Energy Classe R Eur. Entrambi i fondi sono partiti nel 2007 e investono in società di tutto il mondo che contribuiscono e beneficiano della transizione a livello globale verso una produzione e un consumo di energia meno basati sulle energie fossili. Il settore tecnologia (44%) è il più pesante in portafoglio e il Paese più rappresentato è l’America (47%). Per i gestori del fondo i driver sono una maggior consapevolezza sui cambiamenti climatici e la necessità di accelerare la transizione energetica, che si esprimono nel forte impegno di Europa, Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Cina verso la neutralità di carbonio. La rapida innovazione tecnologica permetterà una maggiore elettrificazione di trasporti, edilizia e fabbriche, mentre eolico e solare saranno le principali fonti di energia elettrica.
  • Vontobel Clean Technology Classe B ha avuto un rendimento del 23,2% nel 2020 secondo dati Morningstar (+5,61% da gennaio 2021). Si tratta di un fondo azionario globale nato nel 2008 che si focalizza su beni industriali e tecnologie pulite investendo in energia e materie prime. Il 47% del portafoglio è investito in America. Il fondo investe a livello mondiale nel campo delle tecnologie pulite, principalmente in azioni di società innovative che forniscono soluzioni per acqua potabile, energia pulita, mobilità futura, edilizia intelligente, utilizzo efficace delle risorse e riciclo.

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Note

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Autore

Roberta Caffaratti

Roberta Caffaratti

Competenze:
Giornalista segue da oltre 20 anni le dinamiche del mercato del risparmio gestito, della consulenza finanziaria e dei protagonisti del mondo degli investimenti. Per Online SIM scrive di scenari e storie di mercato, megatrend e idee di investimento, educazione finanziaria.

Esperienza:
É stata caporedattore di Bloomberg Investimenti e poi vicecaporedattore di Panorama Economy (Gruppo Mondadori).
Nel 2015, dopo la lunga carriera nella carta stampata economica, è passata alla comunicazione come responsabile delle attività di editoria aziendale e di content marketing di Lob Pr+Content occupandosi di progetti editoriali in diversi settori (risparmio, finanza, assicurazioni).
Dal 2015 cura la redazione dei contenuti del Blog di Online SIM, che oggi conta oltre 1200 articoli.

Formazione:
Ha una laurea in lingue e letterature straniere e una specializzazione in giornalismo.

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